Citroen: 2CV Cross, 2CV-Dyane Cross e altre corse leggendarie

Gianluca V.
24/01/2019

Citroen: 2CV Cross, 2CV-Dyane Cross e altre corse leggendarie

Negli anni ’70 in Europa ed anche in Italia le mitiche bicilindriche Citroen 2CV si sono sfidate in corse memorabili dando vita a campionati monomarca avvincenti, il “Pop Cross”, seguito poi dal “2CV Cross” ed infine nel 1973 in Italia a campionato italiano che fu denominato “2CV-Dyane Cross“. L’idea di correre con le 2CV fu di André Citroën che voleva provare al mondo la validità dei suoi veicoli impegnandoli in traversate di interi continenti: dai roventi deserti Africani alle vette dell’Himalaya, sfide umane prima ancora che tecnologiche che ancor oggi impressionano chi ne legge i resoconti.

L’arrivo di un’auto popolare come la Citroën 2CV ma capace di affrontare incredibili imprese, consentì a tutti di intraprendere viaggi incredibili attraverso terre selvagge, raid e persino giri del mondo. Nei primi anni ’70 infatti, Citroën organizzò raid di gruppo riservati alle sue vetture bicilindriche: prima la Parigi-Kabul, nel 1970, poi la Parigi-Persepoli, nel 1971 ed infine l’incredibile Raid Afrique del 1973, che portò la bellezza di sessanta 2CV da Abidjan a Tunisi su un percorso prevalentemente desertico di 8000 km!

Ad Argenton sur Creuse, il 22 luglio del 1972, fu corsa la prima gara di un nuovo campionato monomarca: il “Pop Cross”, riservato alle bicilindriche Citroën (principalmente 2CV, Dyane e Méhari) che si sfidavano in gare di velocità su piste in terra battuta (più spesso fango), con vetture preparate secondo un preciso regolamento tecnico emesso dal costruttore.

Pop Cross Francia - Citroen 2CV

La filiale italiana di Citroën accolse con entusiasmo la nuova specialità e nel 1973 in Italia nacque il campionato italiano “2CV-Dyane Cross”, valido per il campionato europeo che nel frattempo era stato istituito con il nome internazionale di “2CV Cross”. La Citroën 2CV usata costava poco, il kit di preparazione ancora di meno: era lo sport automobilistico alla portata di tutti.

Il rischio per i piloti era veramente minimo: la morfologia delle piste, unita alla poca “cavalleria” disponibile determinavano una velocità di gara decisamente ridotta, la spettacolarità era garantita dalla scarsa (o nulla) differenza tra i veicoli in competizione, determinata da un regolamento molto rigido che non permetteva alcuna elaborazione, ma consentiva di usare le parti di serie di tutti i modelli Citroën anche combinate tra loro.

Paradossalmente, giravano più veloci le 2CV con motore “4” (il 435cc) anziché le “6”! Veniva inoltre preferito un cambio a rapporti corti anziché uno lungo… o viceversa, perché i piloti ed i preparatori che si sono sfidati per un decennio sui circuiti sterrati di mezza Italia e che hanno ottenuto buoni risultati anche nell’”europeo”, oggi, quarant’anni dopo, i loro segreti non li rivelano ancora!

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