General Motors è scesa in campo nel mercato delle auto elettriche, con il gruppo di Detroit negli anni Novanta poteva vantare di avere l’auto elettrica più richiesta sul mercato nordamericano: la General Motors EV1. Una vettura decisamente innovativa, e letteralmente unica: si tratta infatti dell’unica vettura nella storia con logo General Motors, al posto di quello di uno qualsiasi dei numerosi marchi appartenenti a questa azienda.
Una vera auto elettrica: “strana” nell’estetica, con un cx aerodinamico molto basso: a dirla tutta, è ancora oggi l’auto di serie con il più basso cx aerodinamico, titolo che condivide con la Volkswagen XL1, arrivata però dopo un decennio.
Inoltre, la General Motors EV1 è l’auto elettrica considerata come la più completa mai realizzata, al punto che oggi nessuna auto a batteria si avvicina al livello di soddisfazione che GM ha raggiunto nell’ultimo decennio del XX secolo, con una vettura che ha fatto sembrare, in un’epoca dove fondamentalmente non esistevano, i veicoli a emissioni 0 decisamente cool. Facendo perdere a Elon Musk il titolo di innovatore.
General Motors EV1: un progetto ambizioso
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Quello della EV1, per General Motors, è stato un progetto decisamente ambizioso, perché ha sviluppato tutto da zero. Ambizioso anche perché unica auto a marchio GM, venduta tramite la defunta e dimenticata Saturn. General Motors sviluppò la EV1 appositamente per aumentare consapevolezza e interesse verso i veicoli elettrici, e tutto deriva dalla AeroVironment Impact, strana showcar sviluppata tramite la piattaforma di GM per una gara di veicoli trans-australiani, che lasciò il segno.
Ad ogni modo, l’azienda statunitense produsse la GM EV1 per 4 anni, in due generazioni. La prima era alimentata con batterie al piombo, impilate sotto il tunnel posteriore e centrale, per un totale di 26 accumulatori, che garantivano un’autonomia tra i 110 e i 160 km con una sola carica, che però, con una presa standard – l’unica possibilità, ai tempi – richiedeva 15 ore. General Motors però dava la possibilità agli acquirenti di installare nella propria abitazione il MagneCharge, ovvero l’antesignano di una Wallbox, che aveva potenza di 220 V e che garantiva una ricarica completa in 3 ore.
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Due anni dopo il lancio, la GM EV1 debutta nella sua seconda generazione, che fa tesoro degli errori della prima: gli ingegneri hanno infatti ridotto il peso complessivo, e introdotto batterie al nichel-metallo idruro, con conseguente miglioramento dell’autonomia, passata a 160-225 km, al pari con la media delle autonomie odierne. Dati impressionanti, soprattutto se consideriamo che è una vettura degli anni Novanta, e con una potenza di 169 CV.
Design avanguardistico, come la strumentazione
Il design è sicuramente quello tipico di un’elettrica: stupisce e sembra uscito da un film di fantascienza. Anche se c’è da dire che non tradisce gli anni novanta: è vero che, con il cofano lungo, l’abitacolo corto e stretto, e le ruote posteriori coperte sembra una navicella, ma le forme sono tondeggianti, i fari semplici nel design, in linea con il decennio.
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Lei è stata anche la prima auto di General Motors con un telaio interamente in alluminio. Il design è particolare anche perché aveva un tunnel alto a unire parte anteriore con quella posteriore, per conservare i pacchi batteria. In alluminio erano anche le componenti delle sospensioni, in ottica di un risparmio di peso.
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Oltre al design, l’avanguardia di General Motors EV1 si nota anche nella tecnologia. Per esempio, aveva anche un preludio di ingresso keyless, grazie a un tastierino numerico sul montante C, nel quale inserire un codice PIN per sbloccare l’auto ed entrarci.
Inoltre, aveva un quadro strumenti interamente digitale, a LED, ancora una volta prima auto nella storia. Il quadro era avanti, vicino al parabrezza, con layout minimo molto futuristico, e con diversi pulsanti per il controllo delle funzionalità.
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Purtroppo, General Motors decise di interrompere la produzione dopo soli 4 anni, addirittura distruggendo gli esemplari in circolazione. In totale, sono state prodotte 1.117 unità, e lo scarso successo commerciale si deve a costi elevati di manutenzione e dell’infrastruttura di ricarica, all’epoca poco sostenibili. Ma lei, e Tesla se non se la prenda, è ancora oggi l’auto elettrica più mirata mai costruita, e i consumatori addirittura supplicarono GM di non distruggere gli esemplari.