Monopattini elettrici cinesi: serve una regolamentazione

Gianluca Pezzi
24/01/2020

Monopattini elettrici cinesi: serve una regolamentazione

Nel corso del 2019 sono stati importati in Europa 625 mila monopattini elettrici cinesi, secondo i dati forniti da EBMA-European Bicycle Manufacturers Association, con un incremento del 37% rispetto all’anno precedente. Per dare l’idea del fenomeno, basti pensare che nello periodo, l’importazione in Europa di e-bike cinesi si è fermata a 195 mila unità.

Secondo Ancma, I dati dell’import confermano la grande diffusione della micromobilità nelle città europee e pongono l’attenzione sul tema della sicurezza. La recente equiparazione dei monopattini alle biciclette, disposta dall’emendamento alla legge di bilancio 2020, non sembra tenere conto di alcune differenze sostanziali tra le due tipologie di mezzi.

Le differenze tra biciclette e monopattini elettrici

Per poter essere commercializzate all’interno del mercato europeo, le biciclette devono soddisfare i requisiti di sicurezza previsti da alcune norme tecniche comunitarie, in particolare la UNI ISO 4210 su progettazione e assemblaggio dei veicoli e la UNI EN 15194 specifica sulle biciclette a pedalata assistita. Lo stesso non si può dire per i dispositivi di micromobilità rispetto ai quali è in corso un processo di normazione a livello europeo, che tuttavia non ha ancora portato alla definizione di uno standard comunitario. Pensiamo a tutta la componentistica relativa alla ciclistica, ma anche a tutta la parte elettrica così come anche la batteria.

La maggior parte dei monopattini elettrici cinesi oggi in commercio vengono venduti attraverso i canali online e i grandi marketplace elettronici come Amazon, dove una verifica preventiva dei requisiti di sicurezza di questi dispositivi, prodotti quasi esclusivamente da aziende extra-europee, è pressoché impossibile. Diverso è il caso delle biciclette, per le quali il ruolo dell’industria, prevalentemente europea e del rivenditore svolgono un’importante funzione di accompagnamento verso scelte più consapevoli.

Paolo Magri, Presidente di Confindustria ANCMA, condivide le perplessità espresse dal Sottosegretario Traversi, e auspica una riformulazione della misura che consenta di riprendere l’attività sperimentale promossa nella scorsa primavera dal Ministero dei Trasport. Solo in questo modo sarà possibile arrivare ad un corretto inquadramento di questi veicoli che rappresentano senza dubbio un’importante contributo alla mobilità sostenibile all’interno del codice della strada.

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