Una rete strutturata, che opera tra Brindisi e Taranto, ha messo in piedi un sistema capace di ingannare decine di compagnie assicurative con una sequenza di incidenti falsi, sia stradali che domestici. Le indagini, guidate dalla Guardia di Finanza e coordinate dal sostituto procuratore Luca Miceli, coinvolgono 18 indagati, tra cui medici, avvocati e altri soggetti ritenuti centrali nel meccanismo fraudolento.
I finanzieri hanno effettuato perquisizioni mirate, sequestrando computer e cellulari. Le visite hanno riguardato studi legali, il Presidio ospedaliero “Perrino” di Brindisi e due cliniche private. Al centro dell’indagine ci sono due figure chiave, considerate le menti del sistema, che avrebbe coinvolto una rete ben articolata di complici.
Tra i soggetti raggiunti dai provvedimenti ci sono anche un radiologo e un ortopedico dell’ospedale Perrino, uno dei quali sospeso cautelativamente dalla ASL. I due medici avrebbero garantito visite rapide ai falsi feriti, mentre i veri pazienti attendevano per mesi.
Tra i quattro avvocati coinvolti, solo tre risultano iscritti regolarmente all’albo. Il quarto, un uomo di Mesagne, non ha mai esercitato legalmente, ma si muove da tempo nell’ambiente giudiziario e, secondo l’accusa, svolgeva un ruolo attivo nella gestione delle pratiche fraudolente.
Le indagini, ancora in corso, ipotizzano l’esistenza di una vera e propria associazione che si occupava di orchestrare sinistri simulati, fabbricare testimonianze e documentazione clinica, incanalando così i risarcimenti da parte delle compagnie. In almeno dodici casi sono stati già individuati falsi incidenti stradali, ma il numero potrebbe crescere sensibilmente.
Un’economia parallela che danneggia tutti
Anche i periti delle assicurazioni, in alcuni casi, aveva espresso forti dubbi sulla frequenza e la ripetitività dei testimoni, come riportato in una conversazione registrata.
Dal canto loro i finanzieri parlano di un sistema ben rodato, capace di creare un’economia parallela sul territorio. Le intercettazioni e le testimonianze raccolte dipingono uno scenario dove pazienti inesistenti ricevevano trattamenti prioritari, mentre i reali utenti restavano in attesa.