Il mito Easy Rider rivive in una mostra alla Reggia di Venaria

Gianluca V.
31/01/2019

Il mito Easy Rider rivive in una mostra alla Reggia di Venaria

Vent’anni dopo The Art of Motorcycle, la grande mostra del Guggenheim Museum di New York che segnò un record assoluto di visitatori, Arthemisia e Consorzio delle Residenze Reali Sabaude dedicano al mondo delle due ruote la mostra Easy Rider, il mito della motocicletta come arte. Una mostra realizzata con il patrocinio di Città di Torino, curata da Luca Beatrice, Arnaldo Colasanti, Stefano Fassone e ospitata nella Reggia di Venaria negli spazi della Citroniera delle Scuderie Juvarriane fino al 24 febbraio 2019.

La mostra Easy Rider racconta gli episodi di una storia straordinaria diventata leggenda: tra stile, velocità, prestazioni, la motocicletta ha alimentato il mito del viaggio, della conquista della libertà, della solitudine nel paesaggio dal quale niente separa mentre lo si attraversa sfrecciando su due ruote.

Amarcord Easy Rider
Easy Rider è un simbolo culturale, un mito che ha attraversato intere generazioni, e come scrisse un collega “un manifesto artistico”. Easy Rider fu uno di quei film, forse il primo che inventato la moto come stile di vita, come passione per i viaggi e l’avventura. Protagonisti della leggendaria pellicola, Dennis Hopper, che era il regista protagonista, e l’amico Peter Fonda, entrambi in sella a due chopper Harley Davidson divenute leggendarie. Un film davvero indimenticabile come le musiche di Jimi Hendrix o degli Steppenwolf, “Born To Be Wild” su tutti.

Modelli in mostra

Tanti i modelli di motociclette esposti alla mostra che evocano film leggendari, come il chopper di Easy Rider, la Triumph Bonneville che Steve McQueen guidava ne La Grande Fuga, tra le moto da corsa la MV Agusta di Giacomo Agostini, la Yamaha di Valentino Rossi e la Ducati di Casey Stoner.

Altri veicoli fanno un tutt’uno con il viaggio e l’avventura: la mitica Vespa di Bettinelli che ha percorso 24.000 km da Roma a Saigon, le special che hanno attraversato il deserto di sabbia della Parigi-Dakar, e ancora enduro, trial, nastri d’asfalto.

Oltre cinquanta modelli di moto dialogano con opere d’arte contemporanea, tra riferimenti espliciti e suggestioni indirette. Tra i nomi degli artisti, Antonio Ligabue con l’Autoritratto con moto (1953), Mario Merz con Accelerazione = sogno (storica installazione esposta i diversi musei a partire dal 1972), Pino Pascali con 9 mq di pozzanghere realizzati nel 1967 un anno prima della morte.

Alighiero Boetti, Rosso Guzzi e Rosso Gilera (1971), la grande scultura Vejo di Giuliano Vangi (2010), le fotografie inedite di Gianni Piacentino High Speed Memories (1971- 1976) che testimoniano la sua attività nelle corse in sidecar e la scultura Self Portrait Race (1991-1993). Autentica chicca sono i dipinti di Paul Simonon, ex bassista dei Clash, appassionato collezionista di moto.

Fotografie, still e locandine di cinema che raccontano il mito della moto a 360 gradi.

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