Sempre più aziende europee stanno rivalutando le proprie catene di approvvigionamento per ridurre la dipendenza dalla Cina, dopo mesi di restrizioni alle esportazioni e ritardi nelle autorizzazioni.
Un recente sondaggio della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina mostra che il 36% delle imprese associate sta attivamente lavorando con i propri fornitori per sviluppare capacità alternative al di fuori del Paese asiatico.
Esportazioni sotto licenza e incertezza operativa
I controlli cinesi sulle esportazioni, introdotti in più fasi tra aprile e ottobre 2025, hanno creato notevoli difficoltà operative, in particolare per le aziende europee attive nei settori dell’automotive, della tecnologia e dell’energia.
Nonostante la sospensione temporanea delle misure più rigide dopo un vertice tra Xi Jinping e Donald Trump, le restrizioni introdotte ad aprile restano in vigore. Secondo il sondaggio, meno del 25% delle richieste di licenza è stato approvato, con ritardi superiori ai 45 giorni previsti.
Jens Eskelund, presidente della Camera, ha spiegato: “Le aziende europee avvertono un crescente livello di incertezza, con effetti reali su produzione, pianificazione e costi”.
Il caso Nexperia e la crisi dei semiconduttori
La tensione tra Cina ed Europa ha avuto un momento critico in ottobre, quando il governo olandese ha assunto il controllo di Nexperia, produttore di semiconduttori, per motivi di sicurezza nazionale. La reazione cinese con il blocco delle esportazioni dagli stabilimenti dell’azienda in Cina, ha messo in allarme l’intera filiera europea dell’automotive.
Secondo CLEPA, l’associazione dei fornitori auto, i principali gruppi europei, tra cui Volkswagen, BMW, Stellantis, Mercedes-e Renault, hanno chiesto ai propri fornitori di trovare alternative ai componenti cinesi, inclusi semiconduttori e terre rare.
Alcune aziende europee stimano spese aggiuntive superiori a 250 milioni di euro a causa delle restrizioni, mentre un’impresa ha dichiarato che i nuovi costi equivalgono al 20% del proprio fatturato globale. Il settore è costretto a rivedere forniture strategiche e a pianificare nuovi investimenti per diversificare i canali di approvvigionamento.
Il ruolo delle terre rare nella crisi
Le terre rare, fondamentali per la produzione di tecnologie avanzate e motori elettrici, sono state al centro delle misure cinesi. Il governo di Pechino ha imposto licenze per sette elementi ad aprile, estendendo i controlli ad altri cinque in ottobre. Nonostante la sospensione delle misure extraterritoriali, il processo di rilascio delle licenze resta lento, con gravi conseguenze sulla disponibilità di materiali per l’industria europea.
Una transizione logistica ancora in corso
Mentre cresce il numero di aziende europee che cercano fornitori al di fuori della Cina, la transizione logistica richiede tempo e risorse. Alcune imprese puntano su Paesi asiatici come il Vietnam, l’India e la Corea del Sud, altri stanno ricostruendo supply chain più vicine al continente europeo.
Il sondaggio, condotto tra il 6 e il 24 novembre, ha coinvolto 131 aziende, tra cui grandi nomi come Nokia, TotalEnergies e i principali gruppi automobilistici tedeschi. La strategia è chiara: ridurre i rischi geopolitici e garantire la continuità operativa in un contesto internazionale sempre più instabile.
Fonti: European Chamber, Reuters. Aggiornato il: 3 Dicembre 2025.
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