Il Mondiale F1 2025 doveva essere una marcia trionfale per la McLaren. Una stagione dominata tecnicamente, controllata strategicamente, amministrata con la sicurezza di chi ha la miglior macchina del lotto e due piloti straordinari. E invece, a due gare dalla fine, ci ritroviamo con una domanda che fino a poche settimane fa sarebbe sembrata un’eresia: McLaren sta davvero rischiando di perdere il titolo?
Dopo il weekend del GP del Qatar, la risposta è drammaticamente vicina al sì. E non perché manchi la velocità: quella c’è, e abbonda. Il problema è tutto il resto.
La sensazione — sempre più evidente — è che McLaren stia vivendo una stagione schizofrenica: brillante nelle prestazioni, disastrosa nella gestione. La doppia squalifica di Las Vegas ha colpito duro, ma ciò che abbiamo visto a Lusail è stato ancor più preoccupante. Una squadra che comanda il Mondiale non può andare in confusione al primo colpo di Safety Car, lasciando due piloti allo sbaraglio mentre tutti gli avversari si fermano ai box. Eppure è esattamente ciò che è accaduto.

Il paradosso è che, paradossalmente, Max Verstappen aveva avvertito tutti già prima del Qatar. Aveva detto, senza giri di parole, che con una McLaren del genere il titolo lo avrebbe già vinto da settimane. Ed è difficile dargli torto. La Red Bull non è mai stata davvero una minaccia per la papaya, ma Verstappen sì: lui è sempre una minaccia. E mentre McLaren si compiaceva della propria superiorità tecnica, Verstappen ha iniziato a rosicchiare punti, weekend dopo weekend, come chi annusa l’odore del sangue.
Il destino della McLaren, però, non è appeso solo alla squadra. C’è molto anche dei suoi piloti in questa rimonta inattesa. Lando Norris, nella prima parte della stagione, ha perso un numero enorme di punti rispetto a Oscar Piastri, che invece sembrava costruire, mattone dopo mattone, la propria candidatura al titolo. Poi, nel momento in cui gli eventi gli hanno spalancato la porta — con il ritiro di Norris a Zandvoort — Piastri si è sciolto. Nessuna vittoria, nessuna costanza, nessuna cattiveria. Ha rimesso Norris al centro della lotta, ma ha anche permesso a Verstappen di rientrare nel discorso iridato con sorprendente naturalezza.
Il risultato è questo: Norris è in testa, sì, ma di soli 12 punti su Verstappen e 16 su Piastri. Una differenza ridicola per una squadra che, con una gestione migliore, avrebbe dovuto chiudere il Mondiale già a Monza.

La dinamica interna della McLaren merita poi una riflessione più ampia. Molti criticano la scelta di non adottare un pilota numero uno. La Red Bull lo ha fatto e continua a farlo, e difficilmente sbaglia un colpo. McLaren, invece, ha scelto l’equità totale. Una scelta nobile, coerente con la filosofia di Zak Brown e con l’etica sportiva che la squadra — forse ingenuamente — vuole preservare. Ma è anche una scelta costosa. Perché mentre Norris e Piastri si tolgono punti a vicenda, Verstappen, libero da pressioni e consapevole di essere già parte della storia della Formula 1, guida senza paura. Ed è proprio questo a renderlo così letale.
Eppure, nonostante tutto, c’è una seconda verità che si fatica ad ammettere ma che merita di essere detta:
se McLaren perdesse il titolo, avremmo un Mondiale migliore. Perché sarebbe stata la loro scelta — la scelta di permettere ai piloti di giocarsela da soli — a regalarci una stagione irripetibile, una battaglia a tre ad Abu Dhabi che difficilmente rivedremo presto.
Ma al di là di ogni retro pensiero, resta un dato incontestabile: McLaren non doveva essere qui. Eppure ci è arrivata, non perché manchi il talento, ma perché è mancata la lucidità. Ad Abu Dhabi avremo la risposta definitiva. Tre piloti, due McLaren, una Red Bull, un solo titolo.
Per i più curiosi, qui tutte le combinazioni affinché vinca Norris, Piastri o Verstappen.
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