I motori turbo sulle moto stanno tornando e il della sovralimentazione torna d’attualità, ma con tecnologie radicalmente diverse rispetto agli anni Ottanta. Yamaha ha depositato infatti un nuovo brevetto che mostra l’integrazione di un turbocompressore a controllo elettronico (E-Turbo) su una naked dal profilo simile ai modelli già esistenti con motore CP3, lo stesso tre cilindri che equipaggia moto come la MT-09. Anche se i dettagli tecnici contenuti nei documenti sono limitati, i disegni illustrano chiaramente il posizionamento del sistema, con indicazioni su collettori, condotti di aspirazione e impianto elettrico.
Il sistema E-Turbo, già utilizzato in ambito automobilistico da marchi come Mercedes e Porsche, prevede l’uso di un motore elettrico che supporta il funzionamento del turbocompressore. In condizioni in cui i gas di scarico non garantiscono una pressione sufficiente – ad esempio durante la fase di rilascio – l’elettrico mantiene il turbocompressore in azione, eliminando completamente il “ritardo” nella risposta. Questo consente un’erogazione di potenza più fluida e prevedibile, indipendentemente da regime e posizione dell’acceleratore.
E’ proprio il “ritardo” che di fatto fece scomparire le prime moto turbo. Negli anni Ottanta, i principali costruttori giapponesi di moto – Honda, Kawasaki, Suzuki e Yamaha – tentarono senza successo di introdurre modelli dotati di turbocompressori. Ricorderete le varie: Honda CX500 Turbo, la Kawasaki Z750 Turbo, la Suzuki XN85 Turbo e la Yamaha XJ650 Turbo. Il principale limite tecnico era il cosiddetto “turbolag”: un ritardo nella risposta del motore che, soprattutto in combinazione con i pneumatici posteriori dell’epoca, rendeva la guida poco fluida e in certi casi pericolosa.
Yamaha sfida le altre Giapponesi

Yamaha non è l’unica a esplorare queste tecnologie. Honda ha recentemente presentato al salone EICMA un prototipo con motore V3 dotato di un sistema simile, completamente privo di compressione meccanica, mentre Kawasaki propone da tempo la serie H2 sovralimentata.
Nel contesto motociclistico, tuttavia, l’adozione di un E-Turbo comporta sfide non trascurabili. Oltre all’ingombro del sistema e al peso aggiuntivo, occorre considerare la limitata capacità della potenza. Mentre nelle auto i motori elettrici ausiliari sono alimentati con tensioni di 48 volt, nelle moto attuali si utilizzano prevalentemente impianti a 12 volt. Il brevetto Yamaha sembra concentrarsi proprio sull’ottimizzazione delle connessioni ad alta tensione tra alternatore, turbocompressore e centralina.
Oltre alla ricerca di prestazioni maggiori, Yamaha punta anche a un miglioramento in termini di efficienza e impatto ambientale. L’adozione di E-Turbo permette infatti di abbinare cilindrate più contenute con prestazioni comparabili a quelle di motori di maggiore cubatura. Questo approccio consente di ridurre i consumi e le emissioni durante l’uso normale, garantendo potenza supplementare solo quando necessario, ad esempio nei sorpassi o nelle accelerazioni rapide.
Se il futuro sarà realmente questo, i costruttori giapponesi saranno, ancora una volta, arrivati per primi. Staremo a vedere. Stay Tuned!