Alfa Romeo Giulietta Punk by Fiorucci

L’Alfa Romeo Giulietta Punk by Fiorucci non capita e bocciata senza appello

Quattroruote scrisse: "quello che non si dovrebbe fare nel mondo dell’automobile". Dargli torto effettamente è molto, ma molto, ma molto difficile!

Per capire come sono andare le cose con la Alfa Romeo Giulietta Punk by Fiorucci, dobbiamo tornare indietro al Marzo del 1978. Al Salone di Ginevra prima, poi presso il museo storico Alfa Romeo, viene presentata un’automobile d’aspetto inconsueto, basata sull’ultima nata della Casa di Arese: la Giulietta.

A vestire quest’esemplare unico è Fiorucci, con un abito confezionato da Zagato in collaborazione con i designer Ettore Sottsass Jr. ed Andrea Branzi. Questi ultimi sono stati scelti perché  già autori del primo negozio di Fiorucci, quello di New York inaugurato l’anno precedente.

Alfa Romeo Giulietta Punk by Fiorucci

L’evento, organizzato presso il museo di Arese, si svolge in concomitanza ad una piccola sfilata di moda, come si conviene ad una vettura le cui linee guida del progetto sono quelle di smitizzazione dell’automobile, del porla a livello di qualsiasi altro oggetto d’uso quotidiano, in particolare del settore abbigliamento. Secondo il presidente dell’Alfa Romeo dell’epoca, Gaetano Cortesi, un bel vestito serve a far ammirare di più l’ultima nata della Casa.

Alfa Romeo Giulietta Punk by Fiorucci

La meccanica dell’Alfa Romeo Giulietta Punk by Fiorucci rimane quindi invariata, cambiano le finiture, come se fossero appunto un abito sartoriale. La carrozzeria è trattata con una sorta di vernice antirombo con finitura a buccia d’arancia, con base color avorio e striature multicolori. La parte bassa è abbigliata da fascioni laterali, paraurti, ed allargamenti dei passaruota in materiale antiurto gommoso di colore blu; dello stesso colore sono anche i copricerchi e gli pneumatici, questi ultimi  realizzati in esclusiva da Pirelli sulla base dei propri P6. Se l’aspetto esterno è abbastanza sconcertante, non da meno lo è l’interno.

Cruscotto, pannelli porta e pavimento dell’auto sono rivestiti da un tessuto sintetico peloso verde acceso, abbinati a sedili, leva del cambio e cuscino centrale del volante in velluto giallo. La strumentazione è più simile ad un’opera di pop art che al quadro di un’automobile, con contagiri e tachimetro senza scala numerica, sostituita da settori colorati. Stesso discorso per le varie spie, anch’esse molticolre. Certamente di grande impatto visivo ma dalla dubbia praticità nell’uso quotidiano dell’automobile

Alfa Romeo Giulietta Punk by Fiorucci

L’aspetto della Alfa Romeo Giulietta Punk by Fiorucci è forse assimilabile più ad un oggetto uscito da qualche cartoon, sia per il trattamento cromatico che per i dettagli estetici, che ad una vettura pensata per l’uso stradale, tanto da guadagnarsi il nome di Giulietta Punk.

Nonostante lo spirito progettuale e le firme in gioco, la stessa stampa specializzata dell’epoca rimane perplessa di fronte a quest’esercizio di stile. Autosprint, nel Marzo 1978, liquida l’auto come una “stilizzazione non molto riuscita”. Più lapidario Quattroruote, che il mese successivo pubblica una foto in bianco e nero della Alfa Romeo Giulietta Punk by Fiorucci, in occasione di un più ampio servizio sul salone di Ginevra,  definendola “quello che non si dovrebbe fare nel mondo dell’automobile”.

A voi cari lettori l’ardua sentenza sul risultato finale.

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