Si apre il problema degli incidenti con le auto elettriche in Germania: chi paga?

Gianluca Pezzi
31/08/2021

Si apre il problema degli incidenti con le auto elettriche in Germania: chi paga?

Cosa accade in caso di incidente con un’auto elettrica? In Germania i vigili del fuoco sembrano avere le idee chiare, tanto che la loro associazione Deutscher Feuerwehrverband chiede maggiore sostegno all’industria automobilistica.

Il problema, come segnalato a Spiegel da Peter Bachmeier, presidente del comitato specializzato per la prevenzione degli incendi e la protezione dai pericoli, è nel metodo con il quale viene affrontato il caso di incendio per un’auto elettrica.

Non si tratta di una questione di rischio, che è praticamente simile a quella di un motore termico a benzina. E’ proprio estinguere le fiamme che diventa dispendioso in tutti i senti. Se l’incendio di un’auto a benzina viene spento in un quarto d’ora con 500 litri d’acqua, per un’auto elettrica si parla di 3 ore e ben 10.000 litri d’acqua.

Non solo, perchè ci sono costi aggiuntivi, come il periodo di “osservazione” di 72 ore per evitare che la batteria prenda fuoco nuovamente. Un compito, quest’ultimo, che non dovrebbe essere a carico dei pompieri. Chi dovrebbe farlo allora? Secondo i vigili del fuoco tedeschi dovrebbero essere le aziende stesse, seguendo il protocollo dell’industria chimica.

auto elettrica incendiata

Come se non bastasse c’è anche la questione del trasporto del veicolo bruciato, che deve essere fatto con attrezzature speciali. E proprio per questo motivo, potrebbero al momento non essere attrezzate o non voler sostenere i costi per nuovi macchinari.

A questo punto c’è da capire chi deve mettere mano al portafoglio. La società, nel caso dei vigili del fuoco, gli utenti finali, oppure le case automobilistiche che un in modo o in un altro scaricheranno i costi sui clienti? Senza voler passare come avvocati difensori, ci sembra che negli ultimi anni ci sia stato un tiro al piattello contro le aziende automobilische. Sono state praticamente obbligate a passare all’elettrico quando il mercato non lo chiedeva, con investimenti stellari che al momento non stanno tornando. Ora si vorrebbe farle pagare anche per gli aspetti anticipatici dell’auto elettrica, che non a caso sono spesso tenuti in ombra.

Forse sarebbe stato meglio che la UE, oltre a sparare obiettivi propagandistici sulla riduzione della CO2, tra l’altro come se i problemi dell’inquinamento si risolvessero pensando alla sola anidride carbonica, si fosse presa carico in maniera seria di tutte le questioni che fanno da “contorno”. C’è l’approvigionamento di energia elettrica e della sua distribuzione, ma come abbiamo visto anche questioni importanti di sicurezza.

Al momento Bruxelles sembra troppo compiaciuta delle proprie decisioni per andare nel dettaglio la vita reale dei cittadini, possiamo solo sperare che qualcuno gli faccia notare che la teoria è una cosa, la pratica è un’altra.

 

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