Con un referendum approvato dal 66% dei votanti, Parigi compie un nuovo passo verso la pedonalizzazione diffusa e la rinaturalizzazione dello spazio urbano. Il piano, presentato dalla sindaca Anne Hidalgo, prevede la chiusura al traffico motorizzato di 500 nuove strade, l’eliminazione del 10% dei parcheggi cittadini e la trasformazione di queste aree in spazi dedicati a pedoni, ciclisti e verde pubblico.
Il progetto amplia una politica avviata nel 2020, che ha già portato alla pedonalizzazione e alla piantumazione di 300 strade. Ogni nuovo intervento avrà un budget medio di 500.000 euro e si concentrerà su 5-8 strade per quartiere, individuate in collaborazione con i residenti nei prossimi mesi.
Christophe Najdovski, commissario parigino per gli spazi verdi, ha sottolineato come il risultato del voto rifletta un desiderio diffuso: “I cittadini vogliono più strade pedonali, meno auto e più natura.”
Nonostante il forte consenso, il referendum ha registrato solo il 4% di affluenza. Un dato che, secondo alcuni osservatori, riflette una certa disillusione o distanza dal tema da parte della popolazione. Ciononostante, l’amministrazione comunale considera la misura parte integrante del piano climatico 2024–2030, che prevede anche la rimozione di 60.000 posti auto da sostituire con alberi.
Critiche e perplessità
Non mancano le voci contrarie. Alcuni artigiani e residenti di Montmartre, ad esempio, temono che la riduzione del traffico attorno al Sacré-Cœur possa complicare la vita quotidiana. La critica si estende anche alle associazioni di automobilisti, che parlano di “esproprio progressivo dello spazio urbano” ai danni di chi non ha alternative all’auto.
Il modello già applicato privilegia le zone intorno alle scuole, eliminando le corsie dedicate alle auto e i parcheggi per creare un mix di aree pavimentate e zone verdi. L’obiettivo è ridurre l’inquinamento, favorire la mobilità attiva, mitigare l’effetto isola di calore urbana e migliorare la capacità di assorbimento dell’acqua piovana, aumentando la resilienza cittadina.