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Shock sui prezzi del petrolio dopo l’attacco del 13 giugno

La tensione tra Israele e Iran porta il Brent a 75 $/barile (+10%). In Italia la benzina supera 1,70 €/l e il diesel tocca 1,604 €/l.

Il 13 giugno 2025, Israele ha lanciato un’azione diretta contro numerosi siti nucleari e militari iraniani, nota come Operation Rising Lion, danneggiando impianti strategici come Natanz e South Pars Gas Field. Questo attacco ha innescato una reazione immediata sui mercati petroliferi: il Brent ha registrato un balzo iniziale del 7 %, arrivando a 74,–75 $/barile, per poi toccare punte superiori al 10–13 %, fino a 78,50 $.

L’aumento del Brent si riflette subito sui listini italiani. Il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self è salito a 1,706 €/l, rispetto a 1,704 €/l del giorno precedente. Il diesel cresce a 1,604 €/l, con un rialzo di circa tre centesimi .

L’Iran rappresenta circa il 3–4 % della produzione mondiale (3,3 Mb/giorno) e detiene attorno al 9–12 % delle riserve globali. Le preoccupazioni maggiori riguardano la possibilità di blocco dello Stretto di Hormuz, attraverso il quale passa il 18–20 % della produzione quotidiana di petrolio mondiale. In caso di interruzione, potrebbe scattare un’ulteriore escalation dei prezzi.

Le previsioni degli analisti

Diversi istituti hanno offerto visioni contrastanti. ING stima un possibile rialzo fino a 80 $/barile in caso di disagi logistici nello stretto, J.P. Morgan avverte di punte fino a 120 $/barile in scenari di escalation prolungata mentre secondo il ministro degli Esteri iracheno Fuad Hussein, i prezzi potrebbero addirittura toccare i 200–300 $ nei casi peggiori .

Tuttavia, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) e l’OPEC+ segnalano che attualmente non ci sono riduzioni rilevanti alla produzione e che eventuali incrementi da altri Paesi potrebbero mitigare la crisi . Stando a dati recenti, le forniture globali di petrolio si mantengono stabili grazie all’aumento di produzione da fonti extra‑OPEC+.

Il quadro internazionale economico

Storicamente, shock simili hanno provocato picchi di breve durata nei prezzi del petrolio, seguiti poi da cali del prezzo, a meno che non si produca un blocco prolungato dello Stretto. Episodi precedenti mostrano che la reattività iniziale dei mercati può essere contenuta quando le interruzioni restano circoscritte.