Kuria by Officine GP Design

Kuria è una delle creazioni di Officine GP Design, la fabbrica di sogni targata Luca Pozzato

Si chiama Kuria, una delle ultime creazioni di Officine GP Design, la fabbrica di sogni ‘speciali’ targata Luca Pozzato. Kuria nasce dalle spoglie base di una Honda Dominator 650 ed è dedicata a Chiara, la figlia del fortunato proprietario che l’ha fatta realizzare. Kuria si ispira al Sol Levante, con richiami alla filosofia e alla grande tradizione che hanno fatto la storia del paese giapponese.

Kuria by Officine GP Design

Kuria è dipinta con varie tonalità di verde: un ‘verde bosco’ che caratterizza la sella in pelle, sotto la quale spicca il codone con faro e frecce integrate, entrambe a LED, realizzate da Officine GP Design. La parte più affascinante di Kuria è rappresentata dal serbatoio, verniciato utilizzando diverse essenze di verde e poi sfumato sulle nervature, con l’aggiunta di alcune micro imperfezioni create ad hoc che, al tatto e alla vista, simulano un materiale ceramico.

Dettagli che fanno la differenza

Il tocco finale è dato da saldature in oro liquido, che rappresentano il capolavoro del designer italiano, capace di riprodurre alla perfezione il kintsugi, difficilissima tecnica giapponese di riparazione dei vasi rotti. Questa antica pratica riunisce i cocci, saldati proprio con l’oro liquido, e permette di far tornare a nuova vita il vaso, donandogli un nuovo valore, addirittura superiore.

Il serbatoio viene completato dal logo in ottone che richiama il nome della one-off di Officine GP Design. Le stesse sfumature di colore si trovano anche nel faro e nel parafango anteriore. Le piastre forcella ad ali di gabbiano, realizzate direttamente dall’atelier torinese, si uniscono ai due semi-manubri, che a loro volta integrano la strumentazione analogica.

Leve, manopole, specchi e frecce anteriori sono della Rizoma, mentre le ruote, con cerchi Kineo, sono da 17 pollici e sono frenate da un potente impianto della Nissin. A dare maggiore forza ci pensano i fianchetti e lo scarico, che rappresentano, per materiali e lavorazione, lo stile delle armature samurai, con il singolo terminale dell’impianto firmato da HP Corse e “incattivito” da collettori artigianali.