Commissione UE da ragione alle autoscuole su IVA 22%

Nicola Spada
10/10/2019

Commissione UE da ragione alle autoscuole su IVA 22%

La Commissione europea è a conoscenza del problema IVA patenti in Italia, ha una sua proposta di riforma delle
norme in materia di IVA che non include le lezioni di scuola guida tra i beni soggetti ad aliquota IVA, riconosce la piena libertà per gli Stati membri di organizzare la formazione alla guida. Sono questi i tre capisaldi della risposta che mercoledì 9 ottobre il Commissario uscente agli Affari economici Pierre Moscovici ha dato a un’interpellanza dall’europarlamentare Mara Bizzotto (Lega) per il problema delle alle autoscuole con IVA 22%.

Questi elementi aprono la strada a una profonda revisione della Risoluzione 79/E dell’Agenzia delle Entrate del 2 settembre scorso, con la quale si è introdotta l’aliquota l’IVA al 22% sulle prestazioni didattiche delle autoscuole. Questo perché le parole di Moscovici confermano quanto espresso e rappresentato dalle associazioni di categoria ai ministri Roberto Gualtieri e Paola De Micheli, e a tutte le forze politiche, nelle scorse settimane.

L’organizzazione della formazione e l’assoggettabilità all’IVA dipendono da decisioni nazionali, e il Legislatore italiano ha da molti anni attribuito alle autoscuole un ruolo professionale specifico nel percorso formativo alla guida, nella diffusione dell’educazione stradale e della sicurezza stradale.

La battaglia non è finita, quello che è certo è che la Commissione dà motivi per continuare all’opposizione nei confronti dell’Agenzia delle Entrate e sollecitare la politica per una soluzione duratura.

Le autoscuole italiane hanno già protestato contro l’introduzione dell’IVA al 22 per cento sulle patenti. Provvedimento assurdo, che non solo aumenta i costi a partire dal 3 Settembre, ma esige il recupero retroattivo dell’imposta su tutti corsi per le patenti già effettuati sino al 2014.

Lo sciopero autoscuole è stato dovuto al cambio di regime fiscale sulle attività formative che è stato deciso dall’Agenzia delle Entrate con la Risoluzione 79 del 2 settembre scorso. Il Fisco ha infatti recepito la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 14 marzo di quest’anno che nega che l’insegnamento delle autoscuole abbia gli stessi requisiti di scuole o università e che, perciò, debba essere sottoposto all’imponibilità IVA, chiedendo però un’integrazione delle dichiarazioni dei redditi sulle ultime cinque annualità fiscali aperte. L’esenzione IVA era in vigore dal 1972.

Due gli effetti della Risoluzione 79 che non era difficile prevedere e che ha portato alla decisione della serrata-sciopero. Anzitutto una difficile, se non impossibile, azione di recupero dell’aliquota IVA sugli ex allievi che hanno pagato quanto pattuito secondo i listini degli anni scorsi quando vigeva per legge l’esenzione; in secondo luogo le conseguenze sulla sicurezza stradale con il calo drastico delle ore di guida degli allievi nel rapporto tra budget previsto e aumento delle tariffe delle autoscuole.

Secondo Unasca e Confarca, sono già arrivate conferme dei primi accertamenti fiscali già iniziati. Con la retroattività saranno coinvolti quasi quattro milioni di conducenti che già hanno conseguito le patenti, cittadini che potrebbero vedersi richiedere all’improvviso l’Iva per il conseguimento del documento di guida.

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