Auto senza conducente

Auto senza conducente: Voyage e FCA al lavoro insieme

Come "guideremo" nel futuro?

Voyage ha iniziato una collaborazione con FCA, il colosso automobilistico italo-americano, per l’integrazione della sua tecnologia di guida autonoma nei modelli del gruppo. E la Chrysler Pacifica Hybrid, monovolume venduta solo in Nord America è la prima auto senza conducente scelta per questo obiettivo.

Auto senza conducente: uno sviluppo complesso

La realizzazione di un’auto senza conducente, e quindi a guida autonoma, non è un processo per niente semplice. Si tratta di trovare e saper creare una profonda connessione tra software e hardware, che devono collaborare insieme come una sorta di tandem, in cui l’uno tira l’altro e si fanno forza insieme.

La partnership tra Voyage, azienda esperta in guida autonoma, e FCA, gruppo con una lunga storia per quanto riguarda la costruzione di veicoli e motori, si rivela quindi efficace perché le due realtà, collaborando, potranno adattare e convalidare le connessioni tra auto, software di guida autonoma, e tutti i vari sensori e sistemi integrati.

Auto senza conducente: Sicurezza è la parola chiave

Quasi la totalità dei dibattiti riguardanti le tecnologie di guida autonoma riguardano gli algoritmi che permettono l’esistenza di auto senza conducente, come per esempio la previsione di ostacoli, la visione computerizzata, la pianificazione e il controllo del veicolo. Va detto che tali algoritmi rappresentano solamente la punta dell’iceberg, il cui corpo “sommerso” è rappresentato dall’enorme sforzo che serve per sviluppare un sistema critico per la sicurezza, del quale sia il costruttore, sia l’utente finale, sia l’intera cittadinanza possano fidarsi nella condivisione delle strade.

Nello sviluppo delle auto senza conducente, questi problemi non possono essere considerati in maniera isolata. Il software che Voyage ha pensato insieme a FCA deve saper conoscere la salute e lo stato di tutti i sistemi presenti all’interno del veicolo, da quelli che controllano lo sterzo a quelli che controllano accelerazione e frenata dell’automobile. Voyage vuole un software pronto ad agire immediatamente ogni qualvolta si verifica un errore: per esempio, se un sensore o un attuatore vengono compromessi, il software di guida autonoma deve sapersi adattare e modificarne il piano.

Ancora, se il software riscontra dei problemi, le strategie di mitigazione devono essere integrate nelle interfacce di controllo del veicolo per poter individuare il problema e rispondere in tutta sicurezza. Si capisce, quindi, come tutti questi sistemi siano tra loro profondamente collegati e intrecciati, e come vadano adattati all’unisono per dare luogo a un’auto senza conducente che sia in grado di soddisfare tutti gli alti standard si sicurezza prefissati dalle due aziende.

Auto senza conducente: la prova di Voyage sulla Chrysler Pacifica

Come detto, la collaborazione tra le due aziende si concretizza anche nello sviluppo della piattaforma sulla Chrysler Pacifica Hybrid. I risultati dichiarati da FCA e Voyage sono molto interessante, perché l’auto è accessibile e versatile, permette l’ingresso a più passeggeri e ha una batteria capiente per il suo sistema ibrido.

Bisogna tuttavia precisare che l’installazione a posteriori del sistema su un’auto già sviluppata non permette di erogare tutte le potenzialità della guida autonoma, il cui software non può accedere completamente al veicolo a livello diagnostico e delle superfici per poter operare in toto senza conducente.

Quello che però consente l’installazione del sistema sulla Pacifica è la soddisfazione di tutti i requisiti specifici riguardanti i sistemi di sterzo e frenata (che, ripetiamo, sono fondamentali per la sicurezza) e i sistemi di alimentazione a prova di guarsto per permettere il funzionamento dei sensori e del software stesso.