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Car sharing: dopo il Covid è davvero passato di moda?

Car sharing: c’è stato un periodo in cui la condivisione dell’auto andava davvero di moda. Precisamente alla fine dello scorso decennio, quando in città per molti l’utilizzo di questo servizio sembrava in grado di sostituire la vettura privata. Una crescita […]

Car sharing: c’è stato un periodo in cui la condivisione dell’auto andava davvero di moda. Precisamente alla fine dello scorso decennio, quando in città per molti l’utilizzo di questo servizio sembrava in grado di sostituire la vettura privata. Una crescita dovuta alla nascita della formula free floating, che consente di parcheggiare la vettura una volta arrivati a destinazione, e all’utilizzo delle app per avviare il servizio.

Oggi è cambiato tutto o quasi. Che fine ha fatto il car sharing? Gli strascichi del Covid, i furti e i danneggiamenti subiti dalle auto e, in aggiunta, i costi piuttosto elevati ne hanno segnato il declino, anche se gli operatori si sono ingegnati, riconvertendo di fatto il car sharing in un noleggio a breve termine cittadino. Approfondiamo tutto nel dettaglio.

Car sharing: il calo degli ultimi 5 anni

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Image: Eni

Devo andare in stazione? Uso il car sharing. Per l’aeroporto? Idem. Il vantaggio: quello di poter utilizzare una vettura pressoché nuova per il tempo che serve, senza doversi preoccupare di null’altro. Questo era il segreto della crescita del car sharing fino a 6 anni fa. Poi la pandemia ha cambiato le carte in tavola.

Basti pensare che nel 2024 sono stati effettuati poco più di 4,2 milioni di noleggi (erano 10 milioni nel 2019), con 330.000 automobilisti iscritti al servizio. La fotta attualmente è tutta ibrida o elettrica e conta circa 3.300 unità, l’80% delle quali concentrate a Milano e Roma.

I motivi della crisi dell’auto condivisa

mascherine covid auto

Il Covid ha avuto certamente un ruolo nel calo dei numeri del car sharing: in tempo di pandemia condividere un ambiente chiuso come l’auto, pieno di superfici con cui si viene inevitabilmente a contatto, era considerato un pericolo da evitare. Un sentiment che molti automobilisti hanno mantenuto anche negli anni successivi, al contrario di quanto accaduto per il bike sharing, lo scooter sharing o il monopattino in condivisione.

Occorre poi considerare che gli ultimi dati dicono che quasi la metà delle auto in car sharing nelle grandi città sono inutilizzabili a causa dei furti e dei danneggiamenti subiti dalle auto, che vengono prese di mira anche per il loro elevato livello di tecnologia a bordo. Infine, i costi: le tariffe del car sharing, che tengono conto dei tempi e dei km, sono elevate rispetto a quelle di un noleggio a breve termine, con una media di oltre 8 euro all’ora.

Come si sta trasformando il car sharing?

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Image: Stellantis

Un dato interessante riguarda l’aumento negli ultimi anni della durata media dei noleggi: oltre 2 ore e mezza, contro le poche decine di minuti del periodo d’oro. Un cambiamento dovuto all’evoluzione dell’offerta: gli operatori, anche per ottimizzare i costi, propongono soluzioni di car sharing sempre più lunghe, che possono durare tutta la giornata o addirittura lo spazio di un weekend.

Il car sharing, dunque, sta diventando un noleggio a breve termine urbano di durata ridotta, o in alternativa un long car sharing, facilmente accessibile grazie alla tecnologia e alla possibilità di trovare l’auto nelle vicinanze, quando se ne ha bisogno. Dunque, se vogliamo, per rispondere alla domanda iniziale, il car sharing è calato nei numeri, è passato di moda nella sua accezione classica, ma si è anche trasformato, andando ad arricchire l’offerta del noleggio auto, una formula che nelle sue varie declinazioni è diventata un’alternativa concreta alla proprietà.

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