Per la prima volta in due anni, la Germania ha prodotto più elettricità da fonti fossili che da rinnovabili. A certificarlo è il Destatis, l’Ufficio statistico federale, secondo cui nel primo trimestre del 2025 sono stati immessi nella rete 60,2 miliardi di kWh da fonti fossili, contro 59,1 miliardi di kWh da rinnovabili.
La causa principale è stata una forte carenza di vento. Nei primi tre mesi dell’anno, il contributo dell’eolico si è fermato al 27,8% del mix elettrico, in calo di oltre dieci punti rispetto al 38,5% registrato nello stesso periodo del 2024. Era dal 2021 che non si registrava una quota così bassa.
In compenso, sono cresciuti i contributi del fotovoltaico e del biogas, ma non abbastanza da colmare il vuoto lasciato dalle turbine ferme. Il deficit è stato dunque compensato da centrali a gas naturale e carbone, riportando le fonti fossili al centro della produzione elettrica.
Il carbone torna vicino all’eolico
Nonostante il calo, l’eolico resta comunque la prima fonte singola di energia nel Paese, ma il carbone si è avvicinato pericolosamente. I dati mostrano un’inversione rispetto alla tendenza degli ultimi anni: nel 2024 il vento aveva coperto un terzo della produzione elettrica, con il carbone fermo al 22,5%.
Parallelamente, la Germania ha importato più energia: +14,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, raggiungendo i 19,3 miliardi di kWh. Le esportazioni, invece, sono leggermente calate del 3%, attestandosi sui 16,2 miliardi di kWh.
Bel tempo, poca energia
Se nei prossimi mesi le condizioni meteo non dovessero migliorare, il vantaggio delle energie rinnovabili rischia di assottigliarsi ulteriormente. Il confronto con l’anno scorso resta però netto e conferma quanto la transizione energetica sia ancora legata, almeno in parte, all’imprevedibilità del clima.