Per la prima volta dal terremoto del 2011, il Giappone si prepara a costruire un nuovo reattore nucleare. A muoversi è Kansai Electric Power, la più grande utility nucleare del Paese, che ha avviato i rilievi geologici e topografici per un nuovo impianto nella centrale di Mihama, nella prefettura di Fukui.
Non si tratta solo di un progetto industriale, ma di un segnale politico, come avevamo anticipato qualche settimana fa: dopo più di un decennio di sospensione e incertezza, il Giappone torna a considerare l’energia nucleare come elemento centrale della propria strategia energetica.
Il ritorno dell’atomo, tra memoria e necessità
La costruzione del nuovo impianto nasce dall’esigenza di sostituire il reattore Mihama No.1, chiuso definitivamente dopo il disastro di Fukushima. Da allora, il Giappone ha vissuto una fase di transizione, cercando di rafforzare la sicurezza degli impianti esistenti, ma evitando nuove costruzioni.
Ora però la dipendenza del Paese dai combustibili fossili importati, combinata alla pressione per ridurre le emissioni, spinge il governo a riconsiderare il nucleare. Il ministro dell’Economia e dell’Industria, Yoji Muto, ha dichiarato che occorre puntare su reattori di nuova generazione, sicuri e a basse emissioni.
Kansai Electric ha indicato nel modello SRZ-1200, un reattore ad acqua leggera avanzato, la soluzione tecnologicamente più adatta. È sviluppato da Mitsubishi Heavy Industries con il supporto di quattro utility giapponesi. Secondo i tecnici, rappresenta un compromesso tra sicurezza, prestazioni e compatibilità con le normative post-Fukushima.
Il progetto è ancora in fase preliminare, e non è stato fornito un costo stimato, ma l’azienda ha chiarito che il finanziamento avverrà tramite obbligazioni e prestiti, escludendo per ora un aumento di capitale.
Un percorso lungo, ma tracciato
Il processo richiederà tempo. Oltre agli studi tecnici, Kansai Electric prevede un coinvolgimento diretto delle comunità locali, la cui fiducia è considerata essenziale. Dopo il trauma del 2011, ogni passo deve essere accompagnato da trasparenza e dialogo.
Oggi il Giappone conta poco più di una dozzina di reattori operativi, contro i 54 attivi prima del disastro. Molti sono in fase di rinnovo delle licenze per adeguarsi ai nuovi standard. La scelta di Mihama come sede per il primo reattore post-Fukushima ha un valore simbolico, oltre che strategico.
Il rilancio del nucleare giapponese, dunque, inizia da qui: da una piccola città costiera, con uno sguardo rivolto al futuro e il peso della memoria ben presente.