Milano odia le automobili (anche elettriche), ma non chiamiamola ecologia

Robin Grant
22/02/2022

Milano odia le automobili (anche elettriche), ma non chiamiamola ecologia
Il cielo di Milano in piazza del Duomo

Il consiglio comunale di Milano nella giornata di lunedì 21 febbraio 2022 ha approvato, con 28 voti favorevoli e 12 contrari, il “Piano aria e clima“, pubblicizzato a gran voce come quello che servirà a raggiungere l’azzeramento delle emissioni climatiche entro il 2050. Il documento è stato presentato in aula il 10 gennaio scorso, ed è stato inserito in programma per 13 sedute, con oltre 800 emendamenti fino a diventare ufficiale.

Milano, infatti, “punta su transizione ambientale, sostenibilità e attenzione alla salute di cittadini e cittadine per combattere la crisi climatica e ambientale, mitigarne gli effetti e disegnare il futuro”, spiegano dal comune. E allora, chissà come mai, nel mirino ci sono praticamente solo le automobili, il cui accesso in città è reso sempre più difficile.

E’ iniziata la caccia alle streghe (le automobili ovviamente).

È il Comune a rivelare che il piano è diviso in cinque ambiti: salute, connessione e accessibilità, energia, adattamenti ai cambiamenti climatici e consapevolezza. Per ognuna di queste sezioni sono pianificate delle attività che migliorino la qualità della vita in città, che vanno dall’abbattimento delle emissioni inquinanti al raggiungimento della neutralità carbonica, fino al contenimento dei rischi legati al cambiamento climatico.

Ancora, si punta sulla valorizzazione dell’economia circolare e sostenibile, fino all’adozione di stili di vita consapevoli e responsabili. Queste azioni, ci fa sapere Milano, “sono rivolte a tutti i cittadini con una particolare attenzione a chi è più fragile per età, situazione socio-economica e stato di salute“. Quest’ultima frase sa tanto di presa in giro.

Il tutto sembra tradursi soprattutto in un aumento delle vetture escluse dall’Area B (e fondamentalmente da tutto il comune), e delle ZTL. Uno degli interventi più rilevanti riguarda la progressiva creazione di una “città ciclopedonale, una città a 30 km all’ora“, che secondo la visione della giunta è capace di contrastare i cambiamenti climatici, a quanto pare causati solo ed esclusivamente da traffico veicolari. Ecco perché da ottobre 2022 l’accesso in città sarà vietato a tutti i veicoli considerati più inquinanti, inclusi i diesel Euro 5.

Sempre a danno degli automobilisti la depavimentazione di aree oggi adibite a parcheggio, come appunto i parterre alberati dei viali cittadini che dovranno diventare spazi verdi. Inoltre, la giunta privilegerà la realizzazione di aree ad accesso privilegiato per pedoni, biciclette e monopattini, che saranno rese Zone 30; allo stesso tempo verranno create ampie zone a traffico limitato in ogni quartiere, dove accedere solo a pagamento. Dalle ZTL, ricordiamo, sono escluse anche le auto elettriche.

 

Il piano prosegue con la riduzione delle isole di calore dato dalla depavimentazione dei suoli, la tutela e la valorizzazione degli spazi verdi. Ci sono poi azioni volte all’incremento del verde urbano. In molti casi si tratta di mosse opinabili, se non addirittura deleterie: è il caso di Corso Buenos Aires, la cui carreggiata già compromessa dalle piste ciclabili tutto tranne che sicure sarà ulteriormente ristretta per allargare il marciapiede e farci stare qualche albero; o di Corso Sempione, che Milano vuole rendere i suoi “Champs Élysées“. In altri sono invece azioni un po’ più interessanti, come “ForestaMi” che ha messo a dimora oltre 280.00 alberi in tutto il territorio, e sostiene la realizzazione di tetti e pareti verdi in città.

 

Eppure le emissioni sono in aumento

Per ridurre le emissioni fino al 45% entro il 2030, sarà avviata la riqualificazione energetica degli edifici dal patrimonio pubblico, con un progetto pilota che prevede di installare oltre 60.000 metri quadri di pannelli fotovoltaici per una potenza pari a 10 Mw che copra i consumi energetici in scuole, case popolari e uffici pubblici. Inoltre, grande impatto avrà il sostegno alle azioni di manutenzione e controllo degli impianti termici privati, come “eredità” del bando caldaie.

Questo piano, nelle intenzioni, porterà la città ad essere carbon neutral, e a rispettare i limiti dei livelli di inquinanti resi sempre più stringenti dall’Oms. Le azioni intraprese non dovrebbero stupire: sono anni che Milano vede solo ed esclusivamente nelle auto private la causa dei suoi mali, quando ovviamente la questione è più complessa. Tra l’altro, tutte mosse che non sembrano funzionare, come dimostrano i dati sull’inquinamento a Milano aumentato insieme al traffico (+19% a ottobre 2021 vs ottobre 2019).

 

Milano vuole fare la brutta copia di Parigi

Da una parte c’è la pandemia, che ha portato le persone a preferire l’auto per spostarsi; dall’altra, Milano vuole fare Parigi, con meno della metà delle sue infrastrutture a fronte di un territorio comunale leggermente più ampio (piccola curiosità).

 

Siamo i primi a odiare rimanere imbottigliati nel traffico congestionato. Ma, a nostra visione e nostra esperienza, è aumentato prima di tutto a causa delle modifiche effettuate, a partire dal restringimento delle carreggiate per far spazio a piste ciclabili che appaiono senza una logica, che ci sono in una via e nell’altra no, con rischi sulla sicurezza in primis dei ciclisti, e poi degli automobilisti.

Milano, insomma, se la prende con le auto senza fornire una valida alternativa: la rete metropolitana, salvo la M2, è limitata pressoché alla città (in questo caso, però, le responsabilità sono di altri); per fare nuove linee occorrono anni; e il sistema suburbano, anche in questo caso non di sola competenza del Comune, in quanto gestito da Trenord, è pessimo. Aggiungiamo poi il mancato controllo alle attività commerciali, che sparano l’aria condizionata a livelli decisamente fuori dal consentito e dal logico; il fatto che in molti casi si possono aggirare i limiti pagando; e l’applaudito aumento del traffico aereo, in primis quello dei jet privati (+11% rispetto al periodo pre-pandemico) altamente inquinanti; e viene a mancare il fattore ecologia dando più l’idea di aver preso la strada più semplice per affrontare un problema molto più grande.

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