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Prezzo del petrolio: rialzo contenuto dopo l’attacco all’Iran

Dopo l’attacco americano del 13 giugno, il petrolio è salito tra il 7 e il 13%. Ma oggi i prezzi sono già rientrati. Ecco cosa ha evitato un’escalation.

Il 13 giugno, un attacco aereo statunitense ha colpito alcune installazioni nucleari in Iran. Era prevedibile un immediato effetto sui mercati energetici. E in effetti, nelle prime ore successive, il prezzo del petrolio è salito con decisione. Il Brent ha superato i 78 dollari al barile, mentre il WTI ha toccato i 77. Un aumento netto, ma non fuori scala.

Gli investitori hanno reagito prontamente, temendo un’escalation. Tuttavia, l’assenza di danni alle infrastrutture energetiche o alle rotte commerciali ha calmato i timori. In pochi giorni, le quotazioni sono rientrate sotto i 72 dollari per il Brent e poco sotto i 69 per il WTI.

Perché i prezzi non sono esplosi

Diversi elementi hanno contribuito a mantenere la situazione sotto controllo. Anzitutto, l’Iran ha risposto in modo misurato, senza colpire installazioni petrolifere o, almeno al momento, chiudere lo Stretto di Hormuz, passaggio cruciale per circa un quinto del petrolio mondiale.

In secondo luogo, la disponibilità di scorte globali e la capacità inutilizzata di paesi come Arabia Saudita ed Emirati Arabi hanno fornito una sorta di cuscinetto, smorzando l’effetto delle tensioni. Anche gli analisti hanno suggerito che il mercato non sta scontando un conflitto prolungato o un’interruzione reale delle forniture.

Nonostante la momentanea stabilità, i rischi restano presenti. La possibilità che l’Iran possa in futuro ostacolare il transito nel Golfo Persico è concreta. Le previsioni più pessimistiche, come quelle di Goldman Sachs, ipotizzano un’impennata dei prezzi fino a 130 dollari in caso di blocco del traffico marittimo o attacchi mirati alle raffinerie.

Per ora, però, il mercato sembra fiducioso nella tenuta dell’equilibrio attuale. Le diplomazie si muovono con cautela, e l’industria petrolifera non ha registrato interruzioni. Una situazione che, seppur instabile, si è dimostrata meno fragile di quanto ci si potesse aspettare nelle prime ore dopo l’attacco.

L’aumento del petrolio c’è stato, ma si è mantenuto entro limiti gestibili. Questo riflette una combinazione di fattori geopolitici, economici e strategici. Il mondo resta in allerta ma, per ora, senza panico.