Testadoro Barchetta 1951

Testadoro Barchetta 1951, il ritorno della “storia dell’arte” dell’auto

Dopo 70 anni la Testadoro Barchetta 1951 porta a compimento il progetto di Giorgio Giusti e del suo sfortunato socio Arnaldo Roselli

Si chiama Testadoro Barchetta 1951 la prima vettura della rinascita del marchio Testadoro, la casa automobilistica attiva a Torino dal 1946 al 1949 ma in tre anni in grado di farsi ricordare per la sua qualità artigianale.

Oggi rinasce sotto la guida di Dario Pasqualini, che ha l’ambizioso obiettivo di ricreare la “storia dell’arte” automobilistica.

Testadoro, l’azienda nata da una testata per motori

Facciamo una breve storia dell’azienda. “Testadoro” è un nome che per la prima volta compare su una speciale testata per motori per la Fiat 508 Balilla progettata da Arnaldo Roselli alla fine degli anni Trenta, nome dovuto al suo colore caratteristico dato dal bronzo fuso. Roselli incontrò poi l’imprenditore torinese Giorgio Giusti, e i due decisero di produrre la testata anche per la Fiat 508 Topolino, auto più popolare che consentì quindi una maggiore diffusione del prodotto.

Testadoro Barchetta 1951

Da qui, l’idea di pubblicizzare la testata costruendo delle vetture da competizione per portarle in pista: nacque ufficialmente l’azienda Testadoro, la “casa dell’Auto” di Giorgio Giusti, breve nella sua durata di appena 3 anni, ma in grado comunque di realizzare nove vetture da corsa, inizialmente di derivazione Fiat 500 Topolino e poi originali in tutto, motori compresi. Massima espressione del marchio fu la Testadoro Daniela con il suo motore da 742cc da 45 CV a 6500 giri/minuto. Fu l’apice tecnologico del tempo per la classe, e fu guidata da Elio Zagato, pilota ufficiale della Squadra Testadoro, insieme a Nuccio Bertone, Gino Valenzano, Ugo Puma e anche lo stesso Giusti.

Tutto si è fermato improvvisamente nel 1949: Arnaldo Roselli muore in un incidente automobilistico e Giusti decide di chiudere l’azienda anche a causa di un aumento della pericolosità delle corse, e per dedicarsi alle aziende di famiglia del padre. Oggi Giusti è conosciuto soprattutto per la sua arte, in quanto dagli anni Sessanta divenne pittore di fama internazionale e con mostre personali sia in Italia che negli Stati Uniti.

Il ritorno con la Testadoro Barchetta 1951

Una vita di appena 3 anni, e poi un’inattività imprevista di 70 anni. Fino a quando, nel 2017, Dario Pasqualini si è imbattuto in Testadoro e nella sua storia durante una sua ricerca sulla trasizione torinese nella carrozzeria artigianale, e riesce ad acquisire e registrare il marchio nel 2019. Pasqualini, classe 1971, ha esperienza di controllo e assicurazione qualità su prodotti siderurgici e collaudi.

Testadoro Barchetta 1951

Appassionato di auto, si è interessato ai metodi degli anni ’50 e ’60 per la definizione dello stile delle vetture, e così si è imbattuto nell’azienda e ha deciso di darle un’altra opportunità. Primo prodotto del ritorno è la Testadoro Barchetta 1951, realizzata durante la pandemia in un’officina alle porte di Torino.

Si tratta in realtà di aver terminato un progetto incompiuto del 1951, una barchetta progettata per la classe 1100 Sport Internazionale con motore originale Fiat 1100 B pesantemente modificato. Una vettura con carrozzeria bassa, filante e aerodinamica con un telaio che ai tempi rappresentava la massima evoluzione delle vetture Sport, grazie alla base con longheroni in tubi di robusta sezione in acciaio al Cromo-Molibdeno e porzione superiore di tubo più piccoli, per garantire rigidità longitudinali e trasversali.

Testadoro Barchetta 1951

Pasqualini ha completato la costruzione della vettura con il supporto di Martino Colombo di Milano, cugino di Gilberto Colombo che progettà i telai per le Testadoro originali. La carrozzeria è stata affidata alla Martelleria Giacometto di Cumiana (TO), mentre il telaio è stato appunto costruito da Gilberto Colombo tramite la sua azienda Trafiltubi.

Anche la meccanica è stata sottoposta a revisione: non essendoci una testata Testadoro per Fiat 1100, per il motore si è deciso di procedere revisionando profondamente il motore Fiat di partenza, mantenendo l’albero a camme nel basamento e la distribuzione ad aste e bilancieri. Di nuova progettazione, invece, la coppa dell’olio maggiorata e un coperchio valvole in alluminio. Il monoblocco è stato sostituito con un Fiat 1100 103R a causa di due crepe nel basamento originario.

Testadoro Barchetta 1951

La vettura finale è quindi un omaggio allo spirito delle Sport anni Cinquanta e ai loro creatori, volto a riportare in vita la storia motoristica artigianale torinese e italiana.

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