Non si tratta di un errore di battitura: Aston Martin vende se stessa. L’azienda automobilistica che da anni equipaggia James Bond ha appena firmato la vendita del 4,6% della squadra di Formula 1 per 146 milioni di dollari, una cessione che valorizza l’intera squadra 3,2 miliardi.
La scelta non è casuale: la casa madre sta vivendo una fase critica. I ricavi del secondo trimestre 2025 sono scesi del 34% e il valore delle sue azioni si è dimezzato in un anno. A peggiorare il tutto, le nuove tariffe sulle esportazioni verso gli Stati Uniti che penalizzano fortemente i costruttori boutique come Aston.
Quando l’operazione venne annunciata a marzo, si parlava di una cifra intorno ai 100 milioni. Oggi, con la Formula 1 tornata al centro dell’attenzione mondiale, la casa britannica incassa il 50% in più del previsto. L’offerta ha il sostegno della holding Exor, che detiene oltre il 27% del capitale e ha garantito l’adesione formale alla vendita.
Il brand non muore: la F1 resta con Stroll
Sebbene il nome Aston Martin F1 rimarrà sulle monoposto, il controllo effettivo della scuderia resterà nelle mani di Lawrence Stroll e del suo consorzio Yew Tree, che possiede anche una quota significativa della casa madre. Il figlio Lance Stroll continua a gareggiare per la stessa squadra. In sintesi: un’uscita di scena parziale, ben calibrata.
Sul fronte sportivo, non tutto è negativo. L’arrivo dell’ingegnere Adrian Newey, leggenda del progetto aerodinamico Red Bull, promette rifondazione tecnica. Il 2026 porterà anche nuove regole, capaci di rimescolare le gerarchie della griglia: per Aston Martin, può essere l’occasione di un vero rilancio.
Con questa operazione, il marchio auto si dota di liquidità senza abbandonare la visibilità in F1. Il team, a tutti gli effetti, resta operativo e con i colori Aston. Dall’altra parte, la casa madre ottiene un respiro finanziario essenziale. In un gioco sottile tra immagine e bilanci, Aston Martin gioca una partita rischiosa ma potenzialmente salvifica.