Toto Wolff Mercedes F1

Hamilton va male per colpa di… Toto Wolff

Dalla strategia gomme alla gestione degli ordini di scuderia: la gara di Baku mette in luce i limiti del rapporto tra Hamilton e il team di Maranello.

Il weekend di Formula 1 a Baku ha lasciato strascichi evidenti nel box Ferrari. Lewis Hamilton e Charles Leclerc hanno chiuso all’ottavo e nono posto, un risultato al di sotto delle aspettative che ha aggravato la posizione del team nella classifica costruttori, ora scavalcato da Mercedes e a rischio quarto posto dopo la rimonta di Red Bull.

Al centro della discussione non c’è solo la mancanza di prestazione della monoposto, ma anche la gestione interna del team, con episodi che mostrano crepe nella comunicazione tra i piloti e il muretto nonostante le smentite di Vasseur.

Ralf Schumacher: “Hamilton deve assumersi le sue responsabilità”

Sul tema è intervenuto anche Ralf Schumacher, attraverso il podcast tedesco Backstage Boxengasse. L’ex pilota ha puntato il dito contro l’atteggiamento di Hamilton, invitandolo a non scaricare le colpe sul team:

“Con la sua esperienza, deve prendersi la responsabilità. Io non sono mai stato campione del mondo, ma se volevo un certo tipo di gomma, la ottenevo. Alla fine è il pilota che deve decidere”.

Schumacher ha poi evocato il modello Mercedes, sottolineando come le abitudini sviluppate sotto la guida di Toto Wolff, dove il team prendeva le decisioni strategiche e il pilota eseguiva, possano rappresentare un ostacolo in un contesto come quello Ferrari, dove ci si aspetta maggiore partecipazione e leadership da parte del pilota.

Un problema di adattamento?

La critica tocca un punto delicato. Dopo oltre dieci anni in Mercedes, Hamilton si trova ora a operare in un ambiente con dinamiche profondamente diverse. Il metodo Ferrari richiede maggiore dialogo tecnico, una presenza costante nelle decisioni e un atteggiamento proattivo. Se il pilota resta passivo e si limita a seguire le indicazioni, il rischio è quello di ritrovarsi in disaccordo senza strumenti per intervenire.

Schumacher insiste:

“Deve imporsi, non cercare errori altrove. Solo così le qualifiche e le gare potranno cambiare volto. È quello che ci si aspetta da un sette volte campione del mondo”.

Un equilibrio da ricostruire

Il rapporto tra Hamilton e Ferrari si trova in una fase di rodaggio tutt’altro che semplice. Le differenze culturali, i ruoli tecnici e le responsabilità decisionali stanno ancora cercando un equilibrio. Gli episodi di Baku mostrano che il potenziale tecnico e umano c’è, ma manca ancora una sintonia operativa che permetta di ottenere il massimo da entrambi i piloti.

La stagione è ancora lunga, ma per evitare ulteriori scivoloni, sarà necessario ridefinire i confini decisionali, valorizzare l’esperienza di Hamilton e rafforzare la coesione interna.

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