Nel mondo degli scooter elettrici, Omoway ha deciso di alzare l’asticella con un debutto che mescola mobilità urbana e tecnologia automobilistica. Fondata da ex dirigenti di Xpeng, la startup ha presentato a Jakarta il suo primo modello, l’Omo X, che ha guidato da solo fino al centro del palco.
Ha mostrato un design futuristico, ma ha rivelato una serie di funzionalità che fino a oggi appartenevano solo alle auto a guida autonoma.
Guida autonoma e intelligenza urbana

Il sistema “Halo Pilot” promette molto più di un semplice aiuto alla guida. Parliamo di summon remoto, parcheggio automatico, retromarcia autonoma e persino auto-bilanciamento a basse velocità. A queste funzioni si affiancano sistemi di cruise control adattivo, frenata d’emergenza assistita, monitoraggio dell’angolo cieco e comunicazione tra veicoli, il tutto integrato in un’architettura battezzata Halo.
Omoway non si limita però alla tecnologia. Il telaio è modulare, trasformabile in versione step-through, touring o straddle, per adattarsi a diversi stili di guida e mercati, come quello indonesiano, dove circolano oltre 120 milioni di due ruote. In questo contesto, la transizione all’elettrico è appena cominciata ma già in forte accelerazione.
Prezzo e mercato

Le specifiche tecniche complete non sono ancora state rese pubbliche, ma il lancio è atteso per inizio 2026, con un prezzo previsto di circa 3.500 euro. Un posizionamento che colloca lo Omo X in una fascia intermedia: sopra i modelli più economici, ma sotto gli scooter elettrici di fascia alta. Non si tratta solo di un esercizio di stile, ma di un tentativo di offrire funzionalità premium senza spingersi nel territorio del lusso.
Ce la farà?

L’Omo X punta tutto su un modello di mobilità evoluto, gestito via software e aggiornabile nel tempo. La capacità di guidare da solo verso una stazione di ricarica, per esempio, potrebbe davvero cambiare il modo in cui pensiamo agli spostamenti urbani.
Ma questa visione ha anche dei costi: più tecnologia significa più sensori, più attuatori, più componenti da mantenere. Resta da capire se mercati come quello del Sud-Est asiatico, dove conta ancora molto la semplicità, accetteranno questa complessità a fronte di un costo maggiore e di potenziali problemi di assistenza. Se poi entriamo nel campo furti e vandalismo, come è accaduto per le auto a guida autonoma, i dubbi aumentano.
C’è però da dire che, con alle spalle investitori come Sequoia e ZhenFund, una squadra composta da veterani del settore automotive e una filiera produttiva ispirata a quella delle grandi case automobilistiche, Omoway sembra avere le carte in regola per affrontare la sfida. Ce la farà? Questo è tutto da vedere.