Carlos Tavares, l’ex amministratore delegato di Stellantis, è tornato a far parlare di sé dopo la sua improvvisa uscita di scena il 1° dicembre. In un’intervista al quotidiano portoghese Expresso, Tavares ha rivendicato la necessità di una visione aziendale forte e univoca, una filosofia che a suo dire non avrebbe trovato terreno fertile nel consiglio di amministrazione del gruppo.
Un’azienda con 250.000 dipendenti e 15 marchi non può essere gestita senza allineamento
ha dichiarato l’ex CEO, definendo la sua separazione da Stellantis una decisione amichevole, concordata con il presidente John Elkann.
Secondo Tavares, la sua visione per Stellantis non sarebbe cambiata nemmeno col senno di poi. Ha anche affermato che i problemi principali derivano da scelte politiche europee, che hanno favorito un’industria cinese molto più avanti nello sviluppo di veicoli elettrici.
L’ex CEO ha espresso preoccupazione per il divario crescente tra i produttori europei e la Cina nel settore elettrico. Descrivendo la situazione come una “sfida darwiniana” Tavares ha sottolineato che solo i marchi più forti potranno sopravvivere.
La Cina è anni luce avanti nello sviluppo degli EV
ha avvertito, attribuendo questo vantaggio a politiche europee che avrebbero creato un vicolo cieco per i produttori locali.
Tavares si sveglia oggi, fino a ieri dov’era?
A questo punto non si può ignorare una domanda fondamentale: qual è stato il ruolo di Tavares stesso in questa situazione?
Durante la sua leadership, Stellantis ha vissuto una fase di trasformazione, ma molti si chiedono se il gruppo abbia fatto abbastanza per accelerare sull’elettrificazione. Anzichè investire su tecnologie proprie, ha stretto accordi ed investito in Lepmotor per importare auto cinesi elettriche sul mercato europeo.
Tavares ha sempre mantenuto una posizione cauta rispetto alle politiche della UE su 2025 e 2035, quando avrebbe dovuto invece sbattere i pugni sul tavolo. Invece, come accade spesso, Tavares si sveglia oggi e ci racconta la sua visione del mondo. Troppo comodo, vero?