Need for Speed

Cosa vogliamo davvero dal prossimo Need For Speed

Non sappiamo molto sul prossimo Need For Speed, ma la saga deve trovare il là per tornare a competere con Forza Horizon, oggi il riferimento

Dopo il soft reboot del 2015, potenzialmente ottimo ma rovinato dall’esperienza solo online (ne parleremo in un articolo dedicato) e il confuso Payback, la saga Need for Speed ha rischiato di smarrire la rotta. Poi sono arrivati Heat (2019, qui la recensione) e Unbound (2022, qui la recensione): due capitoli solidi ed effettivamente ben riusciti, più il primo che il secondo, che hanno ricordato ai fan cosa significhi correre in stile NFS.
Eppure il franchise appare in limbo: tra rumor di un remake di Most Wanted (2005) e la priorità di EA su altri progetti, serve una direzione chiara — soprattutto ora che Forza Horizon domina l’arcade racing. Lo sa anche EA Games, che fortunatamente continua la saggia scelta di non fare uscire più un capitolo all’anno come negli anni Duemila, ma che per il successore ha deciso di prendersi ancora più tempo, per evitare passi falsi.
Lo stile cel-shaded di Unbound, con effetti cartoon su derapate, salti e boost, è stato coraggioso ma polarizzante in un’epoca di fotorealismo spinto. E proprio per questo è piaciuto a chi scrive, soprattutto vista la trama scialba e già vista del gioco. Tuttavia, il prossimo NFS non può permettersi scelte divisive né costosi cameo di celebrità che non aggiungono valore al gameplay, come quello di A$AP Rocky in Unbound che sappiamo essere stato francamente inutile. La guida deve tornare a essere lo spettacolo.

Punto primo: Rivals dev’essere un punto di riferimento

Need for Speed
Image: Need For Speed Heat

Per ripartire, EA Games, Ghost e tutti gli addetti ai lavori possono avere come punto di riferimento un capitolo davvero ben riuscito: Need For Speed Rivals. Un faro sul fronte del level design, con montagne  ghiacciate, deserti, canyon, foreste e interminabili interstatali da “mandare giù tutto il gas”. Heat e Unbound, invece, hanno brillato per città più ricche e credibili (Palm City e Lakeshore City). La ricetta ideale unisce la diversità di Rivals con una metropoli profonda e viva: una soluzione vicina a Forza Horizon, sì, ma perfetta e ancora inedita nella saga EA.

Altro punto di forza di Rivals, la pericolosità della polizia, con inseguimenti tesi e una posta in gioco concreta: ecco l’essenza. In Rivals gli sbirri erano feroci e davvero minacciosi; in Heat il ciclo giorno/notte bilanciava denaro e reputazione; in High Stakes, se vogliamo tornare molto indietro, rischiavi persino l’auto. Il prossimo NFS dovrebbe combinare questi elementi, così che ogni fuga e ogni gara contino davvero.

Serve più feeling

Errore da non ripetere: la separazione tra single player e multiplayer vista in Unbound. Dopo aver costruito la propria “dream car”, i giocatori devono poterla usare subito online con gli amici. In pista, più intensità: rivali pericolosi, pursuit tech in stile Rivals per difendersi dagli sbirri e una polizia senza guanti, così da mantenere la tensione fino al traguardo.

Il riferimento odierno dell’arcade è Forza Horizon. Le vecchie glorie NFS avevano però un feel unico: la solidità di ProStreet, il caos controllato di Hot Pursuit. Gli ultimi capitoli sono scivolati verso fisiche troppo leggere: serve un revamp che restituisca peso, trazione e impatto, su asfalto e sterrato. E serve una colonna sonora all’altezza della tradizione EA Trax: brani che restino nella memoria come ai tempi di Underground e Most Wanted 2005, ma anche del dibattuto Most Wanted del 2012.

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