Nella sede Hyundai di Yangjae, a Seul, è arrivata un’auto che non si può acquistare in Corea del Sud. È la Xiaomi SU7 Max, la berlina elettrica che ha segnato il debutto del colosso tecnologico cinese nel mondo dell’auto. La targa è temporanea, ma il messaggio è chiaro: Hyundai vuole capire come i cinesi stiano cambiando le regole del gioco.
Secondo quanto riportato dal sito specializzato Bloter, l’auto è ora parte della flotta di test interni dell’azienda coreana, che ha ricevuto l’autorizzazione ufficiale per utilizzarla a scopo di studio. Non è un caso isolato: Hyundai avrebbe già importato più unità della SU7, destinate al centro R&D di Namyang ed agli uffici principali della casa a Seul.
Perché proprio la SU7?

La scelta della SU7 non è casuale. Xiaomi è riuscita, al primo tentativo, a produrre un’auto elettrica con prestazioni, design e interfaccia all’altezza dei nomi storici del settore. Il suo sistema operativo HyperOS, sviluppato internamente, ha attirato l’attenzione dei tecnici Hyundai per il modo in cui integra infotainment e servizi digitali a bordo. Il confronto naturale è con il sistema BlueLink Connect della casa coreana, ma l’obiettivo è più ampio: capire come migliorare l’esperienza utente nei futuri modelli Hyundai.
Il presidente esecutivo del gruppo, Euisun Chung, ha più volte sottolineato la necessità di tenere alta la guardia. “Non dobbiamo temere solo Tesla – ha dichiarato – ma anche realtà come BYD o, ora, Xiaomi”. Le parole si stanno traducendo in investimenti: Hyundai ha aumentato sensibilmente la spesa in asset tangibili, passata da 38,9 a 44,8 trilioni di won in poco più di un anno. Una parte crescente di questi fondi è dedicata proprio alla ricerca e sviluppo di nuove soluzioni per l’elettrico.
La concorrenza asiatica cambia volto

Fino a ieri, il confronto tra i big asiatici dell’auto e le startup cinesi poteva sembrare impari. Oggi non più. La Xiaomi SU7 è diventata rapidamente un caso mediatico, complici le sue caratteristiche tecniche e una strategia di prezzo aggressiva. Hyundai ha quindi deciso di agire: analizzare da vicino cosa rende la SU7 un prodotto così competitivo e imparare a rispondere.
Il gruppo coreano ha pianificato un investimento di 44 trilioni di won nel 2025, ovvero circa 30 miliardi di euro, di cui quasi la metà destinata alla ricerca. L’analisi dei modelli rivali, inclusi quelli cinesi, è parte integrante di questa strategia.
Hyundai non è sola in questa corsa alla sopravvivenza tecnologica. Ma il fatto che si stia prendendo la briga di smontare, letteralmente, un’auto cinese per comprenderne i segreti, è forse il segnale più evidente di quanto il panorama sia già cambiato.