Un passaggio col semaforo rosso, documentato con foto e verbale, non è bastato a confermare una sanzione stradale emessa da un piccolo Comune in provincia di Lecco. A pesare, infatti, non è stata la dinamica dell’infrazione, ma l’irregolarità amministrativa con cui è stato installato il sistema T-red, il rilevatore automatico di infrazioni semaforiche.
Il dispositivo elettronico, posizionato lungo una strada ad alta percorrenza, aveva già fatto discutere per il numero elevato di multe inviate, oltre duemila in pochi mesi. Nonostante le prove fotografiche, un automobilista è riuscito a far annullare la propria sanzione. Il giudice di pace ha accolto il suo ricorso, annullando il verbale e confermando un principio ribadito più volte anche dalla Cassazione: in assenza di contestazione immediata, il Comune deve dimostrare di aver seguito alla lettera l’iter previsto dalla legge.
Il vizio che fa cadere le multe
Nel caso in esame, il problema non è stato tecnico, ma politico-amministrativo: manca una delibera di giunta che autorizzi formalmente l’uso del T-red. Senza questo atto, l’intero impianto sanzionatorio risulta carente di legittimità. In altre parole, il Comune non poteva emettere quelle multe. E così anche chi è stato ripreso mentre attraversava l’incrocio con il semaforo rosso ha visto la propria sanzione annullata per un vizio di forma.
Una situazione che sta aprendo la strada a numerosi ricorsi e che rischia di trasformarsi in un boomerang legale per l’amministrazione. Il danno d’immagine si somma alla possibilità concreta che centinaia di verbali vengano invalidati, anche in presenza di infrazioni effettive.
Il caso non è isolato. Anche in altre aree del Nord Italia, sono in corso valutazioni sull’uso e la legittimità di dispositivi simili. Intanto, nel Comune lecchese, la giunta ha annunciato l’intenzione di rimettere in funzione il T-red, suscitando nuove polemiche tra cittadini e opposizioni.
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