L’impennata del prezzo della benzina ci manda in bestia quanto le accise che continuiamo a pagare

Gianluca Pezzi
13/07/2021

L’impennata del prezzo della benzina ci manda in bestia quanto le accise che continuiamo a pagare

Cosa c’è di meglio che alzare il prezzo della benzina in estate? Da una parte il Governo elargisce rimborsi, dall’altra si riprende indietro quello che ha dato. Anche le associazioni dei consumatori scendono in campo, chiedendo ciò che tutti ripetono da decenni, senza per altro mai ricevere una risposta.

Ci prova anche Assoutenti, che dice chiaramente come i rincari siano una speculazione su viaggi degli italiani. Il tutto in un momento dove il turismo, una delle aree sulle quali punta il nostro Paese, deve rialzarsi dopo le macerie causate dal coronavirus.

In questi giorni abbiamo prezzi record dei carburanti alla pompa, con la benzina che raggiunge 1,649 euro al litro con una crescita del +17,5% rispetto al 2020, e il gasolio che vola a 1,508 euro al litro.

“Il conto per la collettività si fa di giorno in giorno più salato, e solo per i rifornimenti le famiglie italiane dovranno mettere in conto una maggiore spesa complessiva pari a 7,6 miliardi di euro a causa della corsa dei carburanti alla pompa – afferma il presidente Furio Truzzi – Ci sono poi gli effetti indiretti che già iniziano a farsi sentire sulle tasche degli italiani, dall’aumento dei prezzi al dettaglio per una moltitudine di prodotti ai pesanti rincari delle tariffe luce e gas, e anche l’industria andrà incontro a maggiori costi di produzione che verranno inevitabilmente scaricati sui consumatori”.

Di fronte a tale scenario il Governo Draghi deve intervenire, riducendo la tassazione abnorme che vige sui prezzi dei carburanti e tagliando accise inutile e anacronistiche che servono solo ad aumentare le casse erariali, studiando meccanismi automatici per limitare gli effetti del caro-benzina sulla collettività già impoverita da un anno e mezzo di Covid.

L’elenco delle accise è nota e tragicomica, visto che comprende il finanziamento per la guerra d’Etiopia del 1935, la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976 già conclusa da decenni, ma anche in tempi più recenti emergenza immigrati dopo la crisi libica di dieci anni fa. Perchè stiamo ancora pagando? Nessuno lo sa, o meglio lo sappiamo tutti ma la risposta si cela nei meandri della burocrazia dello Stato.

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