In aumento i furti di cavi dai punti di ricarica pubblici in UK, mettendo a rischio la loro diffusione ed affidabilità.

Nel Regno Unito, i furti di cavi dai punti di ricarica pubblici stanno diventando un problema serio per la crescita del mercato dei veicoli elettrici. Da novembre scorso, Instavolt, uno dei principali operatori di stazioni di ricarica rapide, ha registrato il furto di 174 cavi in 27 siti nello Yorkshire e nelle Midlands. Ogni cavo ha un costo minimo di 1.000 sterline, quasi 1.200 euro, rendendo questo fenomeno non solo un danno economico, ma anche un grave ostacolo per la fiducia dei consumatori.

Non sembra ci sia un modus operandi particolare, perchè i ladri agiscono a tutte le ore del giorno e della notte, colpendo ripetutamente gli stessi siti. Ovviamente i cavi vengono rubati per il rame contenuto, venduto poi a rivenditori di rottami illegali. C’è da dire che il guadagno reale è minimo, dato che i cavi contengono sottili fili di rame difficili da estrarre.

Per combattere questo fenomeno, le aziende stanno installando telecamere di sicurezza, con l’uso di vigilanza privata. Ci sono anche soluzioni come Smartwater per marcare i cavi, con dispositivi di tracciamento per individuarne la posizione in caso di furto.

Il fenomeno nel Regno Unito ha colpito anche Gridserve, che ha confermato di prendere seriamente i furti, lavorando a stretto contatto con le autorità per riparare rapidamente i danni e prevenire ulteriori furti. BP Pulse e Osprey hanno subito furti nei porpri siti di Newark, e altri episodi sono stati segnalati a Norwich e Rotherham.

ChargeUK, l’associazione di categoria per l’industria della ricarica elettrica, sta collaborando con il Ministero dell’Interno e una nuova unità di polizia dedicata per affrontare il problema senza allarmare i potenziali acquirenti di veicoli elettrici e senza innescare ulteriori furti.

E’ evidente che il furto di cavi rappresenta un problema aggiuntivo anche per le aziende dei servizi di ricarica, che già non se la passano benissimo. Tutto questo poteva essere evitato se l’Unione Europea a suo tempo, ovvero anche quando il Regno Unito era membro, avesse puntato direttamente sullo scambio batterie piuttosto che sulle colonnine.

Fonte: Autocar

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