L’idea di vietare l’immatricolazione di auto aziendali con motori a combustione interna dal 2030, anticipata da una possibile proposta della Commissione europea, accende il dibattito anche in Italia. Dopo le prime critiche emerse in Germania, arriva una netta presa di posizione da parte di Aniasa, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese dell’autonoleggio operanti nel nostro Paese.
In una nota ufficiale, Aniasa esprime “la più totale contrarietà nei confronti di un simile provvedimento”, ritenendo che non favorisca né la transizione ecologica né la riduzione delle emissioni di CO₂. Al contrario, secondo l’associazione, l’effetto sarebbe quello di spingere le aziende e i privati a mantenere più a lungo i veicoli attualmente in uso, spesso più inquinanti e meno sicuri, rallentando così il ricambio del parco circolante.
Un rischio per il mercato e per l’industria
Il provvedimento ipotizzato – che riguarderebbe auto intestate a imprese, noleggi a lungo termine e vetture destinate al breve termine – genererebbe, secondo Aniasa, una distorsione nel mercato tra soggetti privati e aziendali. Questa disparità rischierebbe di innescare un cambiamento radicale nelle modalità di approvvigionamento dei veicoli da parte delle imprese, con ricadute potenzialmente gravi sull’intera filiera automotive.
Un simile scenario, sostiene l’associazione, aggraverebbe ulteriormente le condizioni di un settore già messo a dura prova da anni di trasformazioni forzate, incertezze normative e dinamiche di mercato sempre più instabili.
Più pragmatismo, meno imposizioni
Pur ribadendo l’importanza degli obiettivi ambientali europei, Aniasa invita le istituzioni comunitarie a seguire una linea più pragmatica, che sappia tenere conto delle tempistiche e delle condizioni economiche reali delle imprese.
Secondo l’associazione, per accelerare la diffusione di veicoli più sostenibili servono incentivi mirati, investimenti sulle infrastrutture di ricarica e una maggiore attenzione alle esigenze operative delle aziende. Obbligare una conversione totale entro cinque anni, senza un contesto di reale supporto, rischia di produrre l’effetto opposto: frenare la transizione e bloccare il mercato.