Secondo il report annuale del National Energy System Operator (Neso), nel 2024‑25 le turbine eoliche britanniche sono state pagate per non produrre energia per circa il 13 % del tempo operativo previsto, un dato record che ha rivelato le criticità della rete elettrica nazionale. La ragione principale risiede nella crescita degli impianti eolici, soprattutto in Scozia, non accompagnata da un adeguamento delle infrastrutture di trasmissione.
Costi da record: 2,7 miliardi di sterline spesi per l’equilibrio
Nel periodo considerato, Neso ha dovuto sborsare 2,7 miliardi di sterline per gestire l’equilibrio tra offerta e domanda elettrica . La mancanza di capacità di trasporto tra le regioni ha costretto l’ente a pagare sia i produttori eolici per spegnere gli impianti, sia le centrali in altre aree per riaprire la produzione, con un impatto economico rilevante.
Gran parte della capacità eolica si concentra in Scozia, regione spesso isolata dalla rete principale a causa di interventi programmati sui cavi elettrici, finalizzati all’ampliamento della capacità di trasmissione. Tuttavia, queste operazioni temporanee hanno aggravato le restrizioni, portando a un aumento delle interruzioni temporanee del vento .
Allo studio la tariffazione per zone geografiche
Per gestire le inefficienze della rete, il governo valuta l’introduzione della tariffazione zonale: con questo modello, il prezzo dell’elettricità diverrebbe variabile in base alla posizione geografica, riflettendo la domanda, l’offerta e la capacità del trasporto locale. Durante forti venti, in Scozia il prezzo crollerebbe, spingendo la domanda locale anziché pagare per spegnere le turbine.
I sostenitori ritengono che questa soluzione possa favorire l’uso locale, ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza complessiva. I critici, invece, temono che l’incertezza dei prezzi possa scoraggiare nuovi investimenti in energia eolica, proprio quando servono per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.