Italy 500 Miles 2019: la nostra avventura

Lorenzo Rinaldi
08/05/2019

Italy 500 Miles 2019: la nostra avventura

Italy 500 Miles

L’invito è arrivato immancabile come ogni anno dal 2014 dal Parma HOG Chapter, organizzatore di questo evento unico in Italia e come ogni anno ho accettato, convinto che ormai la sesta edizione della Italy 500 Miles sarebbe stata per me quasi una passeggiata. E come ogni anno non sono mancate le sorprese che mi hanno fatto capire che non sarebbe stato così…

Cosa sia la Italy 500 Miles ve lo spieghiamo nella seconda parte del nostro articolo, dove abbiamo accennato anche alla storia di questo evento, nato in Belgio nel 2002 su iniziativa del Antwerp Diamond Port Chapter e approdato in Italia nel 2014 grazie al dealer Roberto Demaldé di Harley-Davidson Parma che la organizza con la collaborazione del suo chapter HOG, diretto da Paolo Capretti. Le regole sono semplici: 24 ore di tempo per percorrere 500 miglia (più di 800 km) suddivisi in un prologo e una dozzina di tappe, seguendo un itinerario segreto che viene scoperto tappa per tappa con un road book essenziale, senza i chilometri parziali ma con le indicazioni necessarie.

Italy 500 Miles

Oltre ai check-point segnalati ce ne sono alcuni segreti, posti durante il percorso, per evitare che qualcuno faccia il furbo (quest’anno uno solo, nella prima metà del percorso). Insieme al road book viene consegnata una tabella di marcia sulla quale a ogni check-point vengono apposti dei timbri che testimoniano il passaggio.

Meglio ricordarlo per l’ennesima volta: la Italy 500 Miles non è una gara, né di regolarità né tanto meno di velocità. Chi arriva entro il tempo stabilito con tutti i timbri sulla tabella riceve una spilla commemorativa, da attaccare orgogliosamente sul gilet.

Italy 500 Miles: un po’ di storia dal 2014 a oggi

Per far capire quanto questo evento sia diverso ogni anno vi riepiloghiamo le prime 5 edizioni che in comune hanno avuto solo due cose: il punto di partenza e quello di arrivo, sempre presso la concessionaria Harley-Davidson Parma.

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2014: il debutto

Nel 2014 la prima edizione, tenutasi il 26 e 27 aprile, rispetto a quest’ultima del 2019, fu decisamente più facile. Delle 241 moto partite infatti, solo 9 non riuscirono a terminare gli oltre 800 km nelle 24 ore previste e tra guidatori e passeggeri, arrivarono al traguardo in 271.

Io stesso, nonostante fossi costretto, per esigenze editoriali, a portarmi appresso su una Electra Glide Ultra Limited un fotografo tanto fastidioso quanto poco avvezzo al mondo delle due ruote, riuscii ad arrivare in concessionaria verso le 11 di mattina, con davanti a me solo 17 moto. Il percorso fu , solo in alcuni tratti, simile a quello dell’edizione 2019, toccando Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria e Toscana.

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2015: la conferma

Nel 2015, di nuovo con la sgradevole “zavorra”, quell’anno soprannominato “vomitino” perché scoprii, mio malgrado, che oltre essere un pessimo compagno di viaggio, tanto da spingermi a tenere a palla per 24 ore lo stereo della Ultra Limited per non sentire i suoi piagnistei, soffriva pure di “mal di moto”, le regioni attraversate furono Emilia Romagna, Toscana e Liguria e si arrivò fino a Livorno. 284 i concorrenti che giunsero al traguardo il 3 maggio, ben 55 i ritiri, per un totale di 339 partecipanti.

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2016: piccoli cambiamenti

In queste due prime edizioni il prologo fu alla Pilotta di Parma, successivamente venne spostato presso il centro commerciale Torri, a causa dell’aumento delle iscrizioni, che nel 2016 (ma già nel 2015) superò quota 400, anche se furono 315 alla partenza, di cui 128 con targa straniera, più del doppio della passata edizione, segno che la Italy 500 Miles stava prendendo dimensioni molto serie, tanto da essere uno degli eventi HOG con maggior affluenza (ma è aperto a tutti i possessori di Harley e Buell, anche ai non iscritti HOG). In quell’anno, scaricato finalmente il noioso fotografo che preferì farsela in auto, un mezzo più adatto alle sue scarse capacità, mi godetti su un Road Glide Ultra gli 819 km, più altri 19 opzionali del tracciato “hard” nei pressi di Tremosine, sul lago di Garda, novità di quell’anno.

Partita il 23 aprile, fu un’edizione segnata dal maltempo che vide giungere al traguardo solo 269 moto, con ben 46 ritiri, in gran parte dovuti alle condizioni climatiche, dopo aver percorso molti tratti di montagna tra Lombardia, Veneto e Trentino, con un check-point annullato causa neve sui passi Falzarego e Pordoi!

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2017: Coast to Coast Edition

L’edizione 2017 decido di farla col mio Dyna Fat Bob, accessoriato anche di piccola tanichetta di benzina. È stata ribattezzata Coast to Coast Edition, visto che ha toccato, tra le varie tappe, Forte dei Marmi e Rimini, passando per Firenze. 420 partecipanti allo start il 29 aprile, quasi 100 più dell’anno precedente, e ben 14 nazioni rappresentate, 55 i ritiri.

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2018: Lake Edition

L’anno scorso gli organizzatori riuscirono a superare se stessi. Anche le iscrizioni superarono quota 500 e allo start c’erano 452 equipaggi, di cui ne arrivarono 408. Tra le informazioni mandate prima della partenza c’era un sibillino “ricordarsi di portare un documento d’identità valido per l’espatrio”.

In questa occasione partecipo con quattro amici tosti, conosciuti in un motoclub veronese oggi morto e sepolto e rimasti amici nonostante non si frequenti più la stessa clubhouse, ormai in stato di abbandono. Parto sempre col mio Fat Bob equipaggiato di pneumatici Metzeler ME 888 Marathon Ultra che si riveleranno provvidenziali, dato che qualche goccia d’acqua durante la notte cade.

La Italy 500 Miles 2018 viene ribattezzata “Lake Edition”, infatti tocca ben 4 laghi: Iseo, Como, Lugano e Maggiore, facendoci sconfinare in terra svizzera per ben due volte. Non manca neppure l’attraversamento della città di Milano. Inutile dire che al traguardo arriviamo felici tutti e cinque e in questa occasione guadagno la spilla dorata, riservata a chi ha concluso tutte le cinque edizioni.

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Italy 500 Miles 2019: è giunta l’ora

Arriva finalmente il giorno della partenza di questa Italy 500 Miles 2019, che vede presentarsi 451 moto per un totale di 483 persone, di cui circa il 40% debuttanti, alla loro prima 500 miglia. Per gli amanti delle statistiche, sono presenti ben 12 nazioni estere, tra cui la Svizzera è quella con il maggior numero di partecipanti, 27, ma c’è anche chi arriva dagli Stati Uniti e dalla Bielorussia. I partecipanti italiani arrivano da 16 regioni differenti, i chapter HOG sono 31 quelli italiani e 9 quelli stranieri. Molte le ladies presenti, mentre il partecipante più anziano è il settantaseienne Piero Bruno del Due Mari Chapter, arrivato da Messina!

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Un invito inaspettato e nuovi sponsor

Quest’anno mi arriva anche l’invito ufficiale di Harley-Davidson Italia, che mi mette a disposizione il suo fornito parco moto. Invece di una Touring opto per il Softail Sport Glide, un ottimo compromesso tra comfort, capacità di carico e maneggevolezza. Non me ne pentirò.

Giunto a Parma incontro Giacomo Marzoli di H-D Italia con alcuni giornalisti, tutti alla prima esperienza, mentre mi raggiungono due dei quattro miei compagni di viaggio della scorsa edizione: Andrea sul suo nuovo Softail Fat Bob 114 e Donato “Reno Raines”, così soprannominato per la folta chioma e per il suo stile selvaggio da vero chopperista. Il suo Sportster 1200 con forcella springer, che fino al giorno prima funzionava perfettamente, non ne ha voluto sapere di partire e così si presenta con la sua moto da parata: una splendida Softail Springer Evolution del ’98.

Che le iscrizioni siano aumentate è evidente dalla ressa dentro e fuori la concessionaria. Questa edizione è sponsorizzata da Metzeler che allestisce un piccolo stand dove promuove il nuovo pneumatico Cruisetec, da noi già testato in Sicilia poco più di un mese fa.

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Si parte!

Le regioni attraversate quest’anno sono “solo” quattro: Emilia Romagna, Toscana, Liguria e Piemonte, ma non per questo la 500 miglia 2019 sarà noiosa. Anzi, se nelle ultime due edizioni le ultime due tappe erano un lungo rettilineo (la SS1 via Emilia nello specifico, nella quarta edizione da Rimini a Bologna, nella quinta da Milano a Parma) che ha consentito a molti di recuperare minuti preziosi, quest’anno fino all’ultimo non mancheranno curve e paesaggi mozzafiato.

Dopo il prologo presso il Centro Commerciale Eurosia di Traversetolo, si parte alle 15 in punto con destinazione Pontremoli (MS), per un totale di 85 km. Lo start viene dato dall’avvenente dominicana Besayra, ormai presenza fissa da quattro edizioni, e più di un concorrente rischia un dritto!

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Si percorre la statale della Cisa, strada già fatta nel 2014 ma in senso inverso e nel tratto finale, a dimostrazione di come nulla sia lasciato al caso: i pochi tratti in comune con la prima edizione risultano totalmente differenti, offrendo nuove sensazioni. Anche la prima tappa, più lunga delle altre, non è studiata a caso e permette al gruppo di quasi 500 moto di sfoltirsi, in modo da non arrivare tutti insieme al secondo check-point, cosa che causerebbe ritardi.

Ogni check-point ha un orario di apertura e uno di chiusura. Se si arriva prima si può comunque consegnare la tabella di marcia, che rimarrà nelle mani dei commissari fino all’orario di apertura, quando verrà riconsegnata completa di timbro e del nuovo road book con la successiva destinazione. Se si arriva dopo l’orario di chiusura si viene squalificati. Il GPS? Non è vietato ma risulta pressoché inutile.

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Tutti al mare!

La seconda tappa di 81 km ci porta in Liguria, dopo aver passato La Spezia a Monterosso al Mare (SP) nelle splendide Cinque Terre, presso il Ristorante Il Ciliegio, dove arriviamo poco dopo le 19, solo un quarto d’ora dopo l’apertura del check-point. Ne approfittiamo per mettere qualcosa sotto i denti, di fermarsi a cenare non se ne parla.

Ripartiamo per la terza tappa con destinazione Cavi di Lavagna, lungo le strade costiere SP40 e SP370 per un totale di 50 km. Cala il buio e accendiamo le torce da casco in stile minatore, indispensabili per leggere il road book. Percorriamo le dodici ex-gallerie ferroviarie della linea Genova-Pisa, che collegano Deiva Marina, Moneglia e Riva Trigoso.

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Un progetto risalente al 1860, furono aperte nel 1874, unendo la Provincia della Spezia a quella di Genova. Negli anni Trenta la linea ferroviaria venne spostata a monte e le gallerie vennero riconvertite per il passaggio di automobili. Riaperte nell’ottobre 2018 dopo un’opera di ristrutturazione, si percorrono a senso unico alternato, regolato da semafori.

Questo è l’unico momento in cui rimpiango di non essere sul mio Dyna con scarichi aperti, ma a svegliarmi ci pensano quelli degli altri concorrenti che la percorrono insieme a noi. Dopo il nostro passaggio mi sa che le gallerie avranno bisogno di un’altra ristrutturazione, causa vibrazioni…

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Meglio la montagna?

Da Cavi di Lavagna il quarto road book ci porta sul suggestivo Monte Fasce lungo un tragitto di altri 51 km. Attraversiamo Rapallo e, poco prima di Santa Margherita Ligure deviamo su per l’Aurelia, che in questo tratto ricco di curve viene chiamata dai locali “la Ruta” perché passa per l’omonimo paese nei pressi di Camogli.

Dopo Recco, anziché proseguire lungo l’Aurelia, il road book ci fa deviare lungo la SP333, da dove ci immettiamo sulla provinciale che porta al monte. La salita si fa sentire e la temperatura scende parecchio.

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Un gruppo davanti a noi si ferma in un piazzale con un falò e alcuni vecchi furgoni parcheggiati, che sembra l’agognato check-point, invece si rivelerà essere un gruppo di moderni hippy che cercano invano un po’ di tranquillità lontani dal caos cittadino. Manca ancora qualche chilometro e giunti sulla sommità del monte, a oltre 800 metri di altitudine, il panorama su Genova è mozzafiato, ma a togliere il fiato ci pensa anche il freddo. All’interno della tenda allestita i volontari del chapter ci offrono del provvidenziale tè caldo.

Ci vestiamo con tutti gli strati possibili e ci prepariamo alla discesa verso Genova. Ci aspettano i 55 km della quinta tappa con destinazione Celle Ligure (SV). Comincio a pensare che l’intento degli organizzatori sia farci sconfinare in terra francese attraverso il valico di Mentone ma la distanza sarebbe troppa. E poi una destinazione intermedia già la conosco, colpa del gestore di uno dei bar che ospitano i check-point, che ha “spoilerato” la notizia del nostro arrivo sul giornale locale il giorno prima della partenza.

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Movida notturna e gelo polare

Come nel 2014 attraversiamo Genova di sera, un vero spettacolo. Sul lungomare, dove c’è gran parte della movida genovese, occorre non distrarsi a causa del viavai, tra un locale e l’altro, di tante belle fanciulle. Donato strombazza ogni volta che ne vede una, il che significa che per diversi chilometri sentirò il suo clacson dietro di me. Inutile dirgli che gli sguardi che cattura sono più che altro di sbigottimento nel vedere un “minatore” a cavallo di un chopper.

È ormai passata la mezzanotte, il check-point di Celle Ligure apre alle 23 e chiude alle 2, siamo ancora in tempo ma non c’è da prendersela troppo comoda. Giunti al Ristorante Gemma 2.0 di Celle Ligure facciamo un ulteriore piccolo spuntino.

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La sesta tappa di 60 km ci indica come traguardo Calizzano, nell’entroterra savonese. Abbiamo percorso finora 335 km, non siamo nemmeno a metà! Appena entrati a Savona deviamo lungo il corso del torrente Letimbro e successivamente lungo il Lavanestro e la Statale 29 che conduce a Torino.

La strada che segue, e che porta a questo per noi sperduto paesino, distante in linea d’aria una ventina di chilometri dal mare ma situato a 650 metri di altitudine, è un misto di paesaggi marini e montani. Giunti nel centro del paese la temperatura è prossima a zero gradi. Andrea sembra uscito da un romanzo di Jack London, Donato è in preda a crisi mistiche. Altro tè bollente presso il bar Odissea, mai tale nome fu più azzeccato, e si riparte alle 3 di notte per la settima tappa di 65 km con destinazione Ceriale. Si ritorna al mare!

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Una doppia tappa

La discesa verso l’Aurelia è tutt’altro che spedita e il freddo non accenna a diminuire. Valichiamo il passo del Ginestro (677 m.), siamo nei pressi delle celebri grotte di Toirano e riaffiorano in me ricordi d’infanzia. All’interno delle grotte è testimoniata la presenza umana risalente a 300.000 anni fa durante il Paleolitico medio. A guardarci bene come siamo abbigliati pure noi sembriamo un po’ degli uomini di Neanderthal.

Giungiamo finalmente sul lungomare di Ceriale nel cuore della notte, alle 4 passate e scopriamo che abbiamo davanti a noi circa 330 concorrenti, decisamente troppi! Giusto il tempo per qualche barretta iperproteica e un energy drink e ripartiamo con destinazione… Celle Ligure! È la prima volta che la Italy 500 Miles passa due volte per lo stesso check-point, ma la strada fino a Savona questa volta è lungo l’Aurelia.

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Il road book n° 8 di 50 km ha appena 5 note, segno che la strada è pressoché tutta dritta. Ma per non farci mancare niente, quando ormai abbiamo percorso più della metà degli oltre 800 km previsti, nei pressi di Pietra Ligure, anziché proseguire sul lungomare, riusciamo a sbagliare strada e ci inerpichiamo per una provinciale tutta curve. Ormai non ci sembra possibile fare una strada quasi dritta.

Tornati sulla retta via con una ventina di chilometri in più ritorniamo al Ristorante Gemma 2.0 dove ormai c’è tempo solo per buttare giù l’ennesimo caffè, visto il ritardo accumulato. Andrea opta per un cappuccino e non mi resta altro da fare che fulminarlo con un “vuoi anche la schiumetta a forma di Bar & Shield sopra?”. Mi rendo conto che alla 500 miglia, complici lo stress, il freddo e la stanchezza, le amicizie possono rinsaldarsi ma sono anche messe a dura prova e rischiano di sgretolarsi.

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Ritmi serrati sui passi

Per nostra fortuna vale solo la prima ipotesi e infatti in pochi minuti siamo in sella con destinazione Campo Ligure, la nona tappa “spoilerata”, sul passo del Turchino, a 65 km di distanza. A Varazze il road book ci fa allontanare dal mare.

Per la cronaca siamo ancora in tenuta “invernale” e non fa per nulla caldo. La strada SP57 è un susseguirsi di curve e sembra più una strada di montagna. Infatti di lì a poco, mentre albeggia, superiamo il passo del Faiallo, a oltre 1.000 metri d’altitudine, fino a giungere a Masone e di seguito al rifugio del Turchino.

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Siamo piuttosto in ritardo sulla tabella di marcia, appena 30 minuti prima della chiusura del controllo, a causa di qualche sosta di troppo e della “scampagnata fuori porta” di poco fa. Teniamo un ritmo abbastanza serrato, visto che la decima tappa è piuttosto lunga: 72 km fino a Torriglia (GE), dove dobbiamo tassativamente arrivare entro le 10.45, pena la squalifica. Arriviamo giusto 25 minuti prima del termine e constatiamo che… abbiamo accumulato altri 5 minuti di ritardo!

Da Torriglia a Cassolo di Bobbio, l’undicesimo road book riporta solo 4 note per 62 km, quindi non ci saranno tante deviazioni. Infatti da qui la strada sale verro Bobbio (PC), in piena Val Trebbia. Le ultime tappe sono sempre state nelle edizioni passate le più rilassanti, quelle dove ormai, sapendo di avercela ormai quasi fatta, si riusciva anche a recuperare del tempo perso durante la notte. Quest’anno invece niente va come dovrebbe e di lì a poco inizierà un vero calvario.

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In Val Trebbia

La statale della Val Trebbia costeggia l’omonimo fiume; nei pressi di Marsaglia incrociamo molte moto da enduro; è in corso una gara del campionato regionale. Il nostro passaggio si mischia a quello degli enduristi infangati dalla testa ai piedi, ma pure noi non stiamo messi molto meglio! Superata Bobbio concludiamo finalmente l’undicesima tappa, senza recuperare nemmeno un minuto. E ne mancano ancora due, per un totale di 110 km! La successiva è l’unica che ha un road book di due pagine… questa cosa mi riserverà un’amara sorpresa.

Siamo tutti e tre in riserva e visto il tragitto di 80 km che ci aspetta, fino a Salsomaggiore, dodicesima e penultima tappa, decidiamo di deviare alla ricerca di un distributore. Lì troviamo altri partecipanti, anche loro preoccupati per l’orario di arrivo.

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Torniamo indietro lungo la Val Trebbia fino al bivio indicato in prossimità di Perino e iniziamo a salire lungo una stradina che ci porterà da qualche parte in mezzo ai boschi. Giunti in cima, non faccio in tempo a prendere una ripida stradina in discesa, che di lì a poco mi porterà sulla statale, che perdo i miei compagni di viaggio.

All’arrivo scoprirò che ho preso io la strada sbagliata, anche se si rivelerà di qualche chilometro più corta. In questo breve tratto in mezzo ai boschi faccio un incontro che da solo vale tutta la manifestazione: un piccolo cerbiatto (o forse è un capriolo) che saltella guadagnando la fuga verso i boschi. Non faccio in tempo a fotografarlo ma lo spettacolo è unico!

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Il check-point che non c’è… gira pagina

Rientro sulla statale e…perdo almeno un quarto d’ora a cercare un check-point in fondo alla pagina del road book che non c’è. La stanchezza mi gioca un brutto scherzo, basta girare pagina e scoprire che il road book continua… per fortuna la strada è tutta dritta, mancano ancora 30 km e… meno di 10 minuti alla chiusura del check-point!

“Quest’anno non ce la faccio” penso mentre do gas senza pietà allo Sport Glide. Beh le mie cinque spille già le ho, vorrà dire che se non arrivo in tempo quest’anno sarà l’ultima, anche se sarebbe meglio finire in bellezza. E per l’articolo come faccio? Vabbè, ormai è quasi finita, il percorso alla fine l’ho fatto, solo dovrò ammetterlo candidamente di non esserci riuscito, mica come quelli che si ritirano e poi vanno in giro a dire di essere arrivati fino in fondo.

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Rotta x casa di Dio

Arrivo al ckeck-point di Salsomaggiore con solo qualche minuto di ritardo dopo aver tenuto una velocità da… autobahn tedesca. Lì trovo Thomas Demaldè, figlio di Roberto, che mi rassicura: “tranquillo, ce la puoi ancora fare”. Con le sue parole nelle orecchie faccio gli ultimi 30 chilometri come se non ci fosse un domani e giungo alla concessionaria in buona compagnia. Vengo accolto dagli applausi. Mi staranno mica prendendo per i fondelli? Invece no, i ragazzi del chapter l’applauso lo dedicano a tutti quelli che arrivano, dal primo all’ultimo. Scoprirò poi che, viste le ultime tappe tirate, gli organizzatori hanno concesso una mezzora di scarto sul tempo previsto e infatti dietro di me arriveranno più di una quarantina di altri concorrenti, almeno a giudicare da quel 375 che i commissari segnano sull’ultimo foglio del mio road book. Non sono proprio l’ultimo, ma quest’anno è stata dura! Per la cronaca, su 451 equipaggi partiti, 419 sono quelli che ce l’hanno fatta. Tra questi anche 11 ladies su moto propria.

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Il bilancio

I chilometri totali sono stati 819 ma io sono riuscito a percorrerne ben 887! Finalmente, all’alba delle 15 riesco a pranzare, dopo aver ritrovato i miei due compagni di ventura e anche il gruppo di Harley-Davidson Italia, capitanato da Giacomo, che arriva pochi minuti prima di me con qualche giornalista in meno al seguito. L’officina della concessionaria è stata trasformata in una grande sala da pranzo, in fondo c’è il mitico Roby “Dizzy” Ferrari, Activities Officer del Chapter, che chiama uno a uno i partecipanti per la consegna della mitica spilla, che per me è la sesta.

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Non riesco nemmeno a ripensare a quando mi sono detto “quest’anno sarà l’ultima” che i miei due soci si congedano con un “l’anno prossimo la rifacciamo, eh?” Appunto. Questa è la Italy 500 Miles. Se avete un’Harley e volete mettervi in gioco è un evento che non può mancare nel vostro calendario. A proposito, la settima edizione si terrà il 2 e 3 maggio 2020. Le iscrizioni saranno aperte dal 1 ottobre 2019 al 15 marzo 2020. Scommettiamo che ci saremo?

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Italy_500_Miles_2019-099Foto di Giovanni Mitolo per Harley-Davidson Italia, Alberto Bocchialini e Riccardo Mariani per Parma HOG Chapter, LR

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