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Auto storiche a Torino: stop alla circolazione, ma forse no. Cosa succede?

Il pasticciaccio brutto delle auto storiche a Torino. Colpa del Decreto della Consigliera Delegata Barbara Azzarà sull’ “emergenza ambientale”. In buona sostanza, dal 1 Ottobre 2019, su 23 comuni della Città metropolitana di Torino viene impedita la circolazione a qualunque automobile con […]

Il pasticciaccio brutto delle auto storiche a Torino. Colpa del Decreto della Consigliera Delegata Barbara Azzarà sull’ “emergenza ambientale”. In buona sostanza, dal 1 Ottobre 2019, su 23 comuni della Città metropolitana di Torino viene impedita la circolazione a qualunque automobile con omologazione inferiore all’Euro 1 dalle 0.00 alle 24.00 di tutti i giorni, festivi compresi. Si tratta di un numero esiguo rispetto al parco circolante attuale: sono in pratica i modelli storici, la cui grande maggioranza ha più di 30 anni di età e magari regolarmente iscritti in Registri Storici e relativi Club.

Insomma, a quanto pare le auto storiche a Torino non piacciono, anche se sono proprio quelle che tanto l’avevano fatta grande in passato. Così, dopo aver perso il Salone Parco Valentino diventato Milano Monza Open Air Show, oggi dice no alla propria storia. E i prossimi a tremare potrebbero essere l’Automotoclub Storico Italiano e la Fédération International des Véhicules Anciens, che hanno sede a Torino. Che senso avrebbe tenerli nella città che vieta la circolazione delle auto storiche?

A questo punto è scesa in campo la Regione Piemonte. L’assessore all’Ambiente Matteo Marnati, ha dichiarato di voler inserire anche le auto storiche di Torino nell’elenco dei veicoli che potranno circolare nella città metropolitana. Secondo quanto riportato da Ansa, Marnati ha riconosciuto che “Le auto storiche sono musei, sono la nostra storia, un patrimonio che il mondo ci invidia e che qualcuno vorrebbe chiudere in garage nel nome di un’ecologismo ideologico, abborracciato e sgangherato” e, proseguendo nel discorso, “Impedire ai proprietari di utilizzare un bene mobile per il cui possesso lo Stato e le Regioni incassano quattrini, è una stupidaggine“.

Non si è fatta attendere la risposta del Comune, che tramite l’assessore all’Ambiente Alberto Unia, ha fatto sapere che “se la Regione porrà prontamente rimedio, noi ci adegueremo senza problemi applicando a nostra volta tale deroga“.

Insomma, come dicevamo inizialmente un pastrocchio che poteva benissimo essere evitato fin dall’inizio e che non rende giustizia alla storia dell’automobile che Torino ha tracciato fin dai primi inizi. Un peccato, perchè non ci vuole molto a capire che non sono di certo qualche centinaio di vetture, che non vengono usate di certo tutti i giorni e nemmeno tutte in contemporanea, a fare la differenza nel computo della CO2 generata.

Vedremo nelle prossime ore se la deroga entrerà effettivamente in vigore o meno.

 

Riceviamo e pubblichiamo da parte della Consigliera metropolitana Barbara Azzarà:

Le misure che limitano la circolazione delle auto storiche nel territorio metropolitano sono frutto dell’applicazione della delibera approvata dalla Regione Piemonte nel mese di agosto (D.G.R. 8-199 del 9/8/2019). Siamo consapevoli del disagio arrecato agli appassionati delle vetture d’epoca ma tuo dipende da un eventuale rivalutazione da parte della Giunta regionale del sistema di esenzioni”.

Le misure antismog riguarderanno 22 comuni oltre al capoluogo, Beinasco, Borgaro, Carmagnola, Caselle, Chieri, Chivasso, Collegno, Grugliasco, Ivrea, Leinì, Mappano, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Pianezza, Rivalta di Torino, Rivoli, San Mauro, Seimo, Venaria Reale, Vinovo e Volpiano.

“E’ vero – precisa Azzarà – le misure adottate sono severe ma motivate dai significativi superamenti dei valori limite di qualità dell’aria dei parametri PM10 e biossido di azoto, per i quali siamo stati deferiti alla Corte di Giustizia europea nell’ambito di due distinte procedure di infrazione della legge comunitaria. Per quanto riguarda le auto storiche siamo certamente disposti a discuterne senza però allargare ulteriormente il ventaglio delle deroghe”.