Biden ha paura di essere spiato con le auto cinesi, dopo che per anni le big tech americane hanno spiato il mondo

Gianluca Pezzi
01/03/2024

Biden ha paura di essere spiato con le auto cinesi, dopo che per anni le big tech americane hanno spiato il mondo
Screenshot: CNBC

L’amministrazione Biden ha avviato un’indagine sulle importazioni di veicoli cinesi, concentrandosi sulle tecnologie di connettività e sui potenziali rischi per la sicurezza nazionale.

L’amministrazione Biden ha annunciato l’avvio di un’indagine condotta dal Dipartimento del Commercio per esaminare le importazioni di veicoli cinesi, con particolare attenzione a quelli dotati di tecnologie di connettività, al fine di valutare se rappresentino un rischio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Una richiesta di maggiori informazioni in un momento in cui gli USA temono di aver perso per la prima volta la supremazia tecnologica.

Il presidente Joe Biden nei mesi scorsi aveva già espresso diversi allarmi per l’ascesa dell’industria automobilistica cinese, sottolineando da un lat0 l’importanza vitale del settore automobilistico per l’economia statunitense, dall’altro la determinazione della Cina a dominare il mercato automotive, anche attraverso pratiche considerate sleali. La potenziale capacità dei veicoli cinesi di raccogliere dati sensibili su cittadini e infrastrutture americane, e la possibilità che questi veicoli possano essere controllati o disabilitati da remoto, sollevano appunto questioni di sicurezza nazionale.

Biden dal canto suo ha fatto riferimento alle restrizioni imposte dalla Cina alle auto americane e ad altre case automobilistiche straniere che operano nel territorio cinese, interrogandosi sul perché i veicoli connessi provenienti dalla Cina dovrebbero essere autorizzati a circolare negli Stati Uniti senza adeguate garanzie.

L’indagine del Dipartimento del Commercio è descritta come un’iniziativa senza precedenti per assicurare che le auto provenienti da paesi che destano preoccupazione, come la Cina, non compromettano la sicurezza nazionale americana. Questo esame potrebbe condurre all’implementazione di restrizioni commerciali, quali dazi o barriere doganali, simili a quelle considerate dalla Commissione europea nella sua indagine anti-dumping sulle auto elettriche cinesi.

Eppure i colossi tecnologici americani “spiano tutti”, senza problemi, da sempre.

In tutto questo, gli americani fanno finta di non considerare i propri giganti tecnologici, quali Facebook, Google, Microsoft e Amazon, che dominano il mercato globale, aziende note per la loro vasta raccolta di dati e per le pratiche sulla privacy talvolta controverse.

E’ evidente allora una politica di due pesi e due misure, nella quale la promozione degli interessi nazionali si scontra con la necessità di proteggere i diritti e la sicurezza dei cittadini a livello globale.

In questo scenario, anche l’Unione Europea si trova di fronte alla sfida di bilanciare le relazioni commerciali e tecnologiche con entrambe le superpotenze, mantenendo al contempo una forte posizione sulla protezione dei dati e sulla privacy. L’UE ha già dimostrato il suo impegno in questo senso attraverso il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), che impone rigide regole sulla raccolta e sul trattamento dei dati personali. Ma sarebbe ora che si interessasse maggiormente della “sicurezza nazionale” dei propri Paesi.

 

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