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Bubble Car Corsico: la storia del tuning anni ’80

Parlare oggi di Bubble Car di Corsico ci proietta nel mondo del tuning degli anni ’80, lontano anni luce dallo stereotipo  del primo dei film della saga Fast & Furious, fatto di corse illegali, preparazioni estreme, neon montati sotto il […]

Parlare oggi di Bubble Car di Corsico ci proietta nel mondo del tuning degli anni ’80, lontano anni luce dallo stereotipo  del primo dei film della saga Fast & Furious, fatto di corse illegali, preparazioni estreme, neon montati sotto il pianale e protossido d’azoto, il NOS, per potenziare i motori.

La Firma, sorta nell’hinterland milanese nei primissimi anni ‘80, si affaccia sul mercato in un periodo in cui sono ancora un must i van elaborati in stile americano, in particolare i Bedford della serie CF, che facendo parte del gruppo General Motors, come design si avvicinano più di ogni altro all’aspetto dei furgoni che vanno per la maggiore oltre oceano.

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Bubble Car, come altri produttori quali Orciari, che inizia l’attività grossomodo in contemporanea all’azienda milanese,  si dedica però agli accessori aftermarket per automobili. La ricetta è semplice: spoiler anteriori e posteriori, mascherine a quattro fari e minigonne sottoporta, realizzati in plastica ABS di colore nero per i quali è consigliata la verniciatura, progettati per personalizzare le vetture che all’epoca vanno per la maggiore.

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Il design di questi accessori è di sapore direi teutonico, con alcuni stilemi quali per esempio i fari rettangolari e le scalfature orizzontali degli spoiler, che riprendono temi già visti da produttori tedeschi di accessori, quali Kamei e BBS, il che pone Bubble Car votata più all’esportazione che al mercato domestico.  Tutti gli elementi proposti dall’azienda sono acquistabili sia singolarmente che in kit completi per le varie vetture.

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Negli anni d’oro di Bubble Car, che coincidono con la metà degli ’80, il catalogo di accessori è veramente immenso: spazia dalle piccole Fiat Uno e VW Polo, per arrivare a mostri sacri quali le berline Mercedes della classe S W126 e Porsche 911 Turbo 930.

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Per alcune vetture quali BMW serie 3 E 21 ed E30, VW Golf 1 e Fiat Ritmo seconda serie, viene realizzato il fanalone posteriore, che altro non è se non pannello in plastica traslucida rossa retroilluminato, che si monta tra i gruppi ottici al posto della targa, la quale va poi spostata sul paraurti. Il fanalone è disponibile con scritte di vario tipo come BMW, Alpina o Bavaria per le E21 ed E30, con i coniglietti di Playboy che si rincorrono o la scritta Golf per la media di Wolfsburg, e via di questo passo.

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Per le berline  Mercedes, sia 190 che classe S, Bubble Car realizza anche un cofano motore in fibra di vetro di aspetto sportivo, che permette di sostituire la classica calandra cromata con quella del coupè della serie W126. Sulla Mercedes 190 questo tipo di cofano, assieme allo spoiler posteriore per la concorrente BMW serie 3 con la scritta Bavaria, trova una buona diffusione nella Milano da bere degli yuppies.

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Nel 1984 il kit estetico completo per personalizzare la piccola di Stoccarda costa Lit 1.770.000, mentre il solo cofano motore è quotato un milioncino tondo tondo, esclusi la calandra da acquistare in Mercedes, montaggio e verniciatura, questi ultimi da affidare ovviamente ad un carrozziere professionista.

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Più economici i pezzi per personalizzare la Fiat Uno, compatibili solo con le versioni di carrozzeria a tre porte, che nel 1986 sono i seguenti:  mascherina completa di quattro fari rettangolari, lampade, cavetteria di collegamento costo Lit 298.000; Spoiler anteriore Lit 95.000; Quattro codolini allargati per i parafanghi e due bandelle sottoporta (solo per le versioni a tre porte) Lit 315.000; Spoiler posteriore Lit 70.000

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La proposta di Bubble Car per la Porsche 911 Turbo rompe invece gli schemi dei classici kit estetici prodotti fino a quel momento per le altre automobili; si tratta di un’interpretazione sullo stile slant nose o Flachbau, optional ufficiale   della Casa della cavallina, che riprende il frontale piatto delle famose 935 che a cavallo tra fine anni ’70 e prima metà degli ‘80 hanno dominato sulle piste di tutto il mondo.

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Tema peraltro sfruttato anche da molti  preparatori tedeschi, quali DP Motorsport, Gemballa e tanti altri. La Firma di Corsico per  2.930.000 lire offre i seguenti pezzi:  coppia di parafanghi anteriori di nuovo profilo, con grigliatura nella parte superiore e fari a scomparsa con comando elettrico; spoiler anteriore con presa d’aria per il radiatore dell’olio e gli alloggiamenti per i fari fendinebbia; coppia di bandelle sottoporta;  grembialatura da applicare sotto il parafango posteriore. Come sempre sono compresi nel pacchetto minuteria, cablaggi e le istruzioni necessarie per il montaggio, che Gente Motori nel 1984 stima in altri due milioncini tra manodopera e verniciatura.

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Atout di Bubble Car è senz’altro il costo della trasformazione, che se richiesta come opzione direttamente in Porsche fa lievitare il listino base di Lit 84.845.000 della 911 Turbo di un buon 60%. Da non sottovalutare poi la possibilità di poter personalizzare con questi particolari aftermarket una vettura usata o incidentata.

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L’azienda di Corsico ha inoltre distribuito con il proprio marchio un particolare tipo di cerchi in lega, dal design abbastanza aggressivo con le razze ripiegate in avanti a suggerire un certo dinamismo. Prodotto dall’italiana OZ in varie misure, è stato commercializzato in tre colori: bianco, alluminio e nero.

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L’attività promozionale di Bubble Car spazia sia dalla partecipazione a manifestazioni di settore, quali il Magic Auto Show di Milano del 1982, che sulle riviste specializzate.  Oltre alle pagine pubblicitarie sono abbastanza frequenti articoli di trasformazioni di automobili con i vari kit commercializzati, spesso integrati da altri accessori quali sellerie rifatte dal tappezziere Lanzoni di Milano, impianto hi-fi o preparazioni meccaniche, in particolare su testate come Gente Motori, Auto Capital e Starter.

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Attorno alla fine degli anni ’80, primi ’90 Bubble Car cessa l’attività. Il magazzino viene rilevato da Lester, altro produttore ben noto agli appassionati di tuning, che in alcuni casi ha tenuto in catalogo accessori della Firma milanese per oltre un decennio. Oggi di Bubble Car rimangono solo il capannoncino grigio al civico 44 di via Pacinotti, nella zona industriale di Corsico, alle spalle dell’Ikea e quasi sotto il cavalcavia della tangenziale ovest; qualche auto ancora dotata dei kit estetici, qualche brochure e qualche accessorio che ogni tanto compaiono ancora sui siti di vendita online.