Coronavirus: l’impatto sul settore automobilistico

Gianluca Pezzi
28/01/2020

Coronavirus: l’impatto sul settore automobilistico
WUHAN, CHINA - JANUARY 27: (CHINA-OUT) A man wearing a protective mask rides a motorized bike on an empty road January 27, 2020 in Wuhan, China. As the death toll from the coronavirus reaches 80 in China with over 2700 confirmed cases, the city remains on lockdown for a fourth day. (Photo by Getty Images)

Man mano che la crisi relativa al coronavirus si amplia, crescono le preoccupazioni per il potenziale impatto economico, ovviamente anche per l’industria automobilistica.

Siamo ancora nella fase iniziale di questa crisi e l’attenzione delle autorità è ovviamente rivolta agli impatti diretti sulla salute umana. Attualmente l’ultimo bollettino parla purtroppo di 107 decessi e oltre 4.400 contagiati in Cina ai quali si aggiungono casi in Francia, Germania, Stati Uniti e Canada. Una mappa aggiornata interattiva può essere consultata sul sito di Argis.

Secondo Global Data, stiamo cominciando a capire come l’epidemia potrebbe influire sull’economia. Sappiamo che il turismo, così come i relativi fornitori di beni e servizi, sono già stati colpiti. Altri settori come quello automobilistico saranno potenzialmente influenzati dalla minore domanda nonché dalla interruzione sia della produzione sia di quella delle catene di approvvigionamento.

La Cina è di gran lunga il più grande mercato automobilistico del mondo e la tendenza della domanda complessiva è stata al ribasso anche prima di quest’ultima crisi. Se il mercato dei veicoli del 2019 è stato dell’8,2% a 25,8 milioni di unità, c’era già una aspettativa di un ulteriore ribasso nel 2020 anche prima del coronavirus.

Se già ora il traffico è completamente sceso a zero per il blocco imposto dalle autorità, l’epidemia potrebbe causare l’interruzione degli acquisti di automobili nei prossimi mesi, facendo scendere ulteriormente il mercato. I produttori potranno ridurre i livelli di produzione pianificati quando diventerà più chiaro il modo in cui il mercato ha reagito alla crisi, ed eventualmente quale eventuale sostegno potrebbe offrire a Pechino il settore se il conseguente rallentamento economico sarà più acuto.

Le aziende occidentali così come quelle giapponesi, in particolare quelle presenti con joint venture nell’area di Wuhan, come PSA, Renault, Nissan e Honda hanno già preso in considerazione la possibilità di rimpatriare il personale.

Gli investitori stanno già mostrando segni di nervosismo per questa crisi sanitaria e i suoi più ampi impatti economici, che potrebbero essere avvertiti ben oltre la Cina, che oggi è una fonte vitale di redditività per l’industria automobilistica globale.

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