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Il mercato auto privati è in crisi: perchè chiedere solo incentivi?

Le Case e le associazioni di categoria continuano a chiedere gli incentivi, ma, anche se adesso ci sono, il mercato auto dei privati non decolla. Approfondiamo i motivi.

Gli incentivi? Ci sono, ma non si fanno sentire. Può essere sintetizzata così l’attuale situazione del mercato dell’auto. Nel mese di settembre, infatti, i privati hanno acquistato 78.509 vetture nuove, il 4% in meno rispetto a un anno fa.

Aldilà dei numeri c’è un dato di fatto: a parte i bonus sulle auto elettriche, che si sono esauriti in pochi giorni, e quelli sull’usato, le altre agevolazioni non hanno fatto decollare le vendite.

Come mai gli incentivi non fanno decollare le vendite?

Anfia, Unrae, le associazioni di categoria in generale, e i Costruttori, a fronte di un mercato in calo, continuano a chiedere gli incentivi come l’unica manna dal cielo per spingere le vendite. Come mai i bonus non stanno dando i risultati sperati?

E, soprattutto, ha senso, dal punto di vista di chi vende, puntare esclusivamente sull’aiuto Statale? Per rispondere a queste domande, proviamo a metterci nei panni dell’acquirente automobilista.

Gli incentivi non premiano le termiche

Gli incentivi auto 2024 premiano quasi esclusivamente le auto elettriche e le auto ibride plug-in, che ottengono gli sconti più elevati. Dei bonus sulle elettriche, esauriti quasi ancor prima di iniziare, abbiamo già parlato, mentre le ibride plug-in sono una categoria decisamente costosa e ancora poco gettonata.

Le ibride e le termiche a basse emissioni, invece, sono appetibili, ma rientrano nella fascia 61-135 g/km, quella con le minori agevolazioni, 2000 o 3000 euro, a seconda della classe ambientale dell’auto che si rottama.

Il vincolo della rottamazione

Proprio l’obbligo di rottamazione dell’usato da Euro 0 a Euro 4 per ottenere il bonus sulla vettura termica o ibrida rappresenta un vincolo non da poco: si tratta, infatti, di auto di età uguale o superiore ai 10 anni di anzianità, che non tutti hanno in garage, oppure che non tutti vogliono sacrificare per acquistare un’auto nuova.

Specie se si abita fuori città, un usato di questo genere può essere molto utile come seconda auto o come auto da affidare al figlio neopatentato. Chi invece l’usato non ce l’ha, non può neanche pensare di poter usufruire dei bonus.

Tant’è vero che più di un automobilista, con l’attuale meccanismo degli incentivi, ha preso in considerazione la strategia di acquistare una vettura di seconda mano molto chilometrata e a basso costo per poi rottamarla dopo un anno e ottenere gli incentivi.

L’inflazione pesa

C’è poi un altro aspetto da considerare: il peso dell’inflazione. Oggi, è innegabile, le auto costano parecchio e, in un clima di incertezza economica, rappresentano un investimento importante. Molto spesso chi è in difficoltà rinvia l’acquisto o ci rinuncia.

Per diversi automobilisti, è meglio tenere finché dura la propria auto datata, ma ancora ben funzionante, piuttosto che investire sul nuovo.

Le alternative ai bonus

Quindi, alla luce di tutto questo, ha senso reclamare in maniera continua gli incentivi? Viste le risposte del Governo, sicuramente no, anche se si possono fare due diverse considerazioni. Da una parte il rifinanziamento dei fondi, specie sull’usato, rappresenterebbe inevitabilmente uno stimolo al mercato in difficoltà.

Anche la crescita della mobilità elettrica, sfida da vincere per la maggior parte dei costruttori, dipende inevitabilmente dai bonus, che d’altra parte rendono a portata di tasche modelli che, con l’attuale listino, non lo sono.

Dal lato opposto, le alternative agli incentivi esistono. Forse per le case sarebbe meglio concentrare i propri sforzi su formule di finanziamento accessibili, senza anticipo e con rate agevolate, su listini competitivi e, ancora, su modelli che sappiano offrire, dal punto di vista dei consumi, il giusto compromesso tra qualità e risparmio.

 

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