riarmo unione europea

Contrordine, la guerra alla CO2 non si fa più: priorità agli armamenti e addio alla lotta al cambiamento climatico

Secondo uno studio, le emissioni militari della NATO potrebbero crescere di 200 milioni di tonnellate l’anno, mettendo a rischio l’azione globale contro il cambiamento climatico.

Una recente analisi condotta per l’Ufficio ONU per il disarmo rivela un dato allarmante: le emissioni di gas serra potrebbero aumentare di quasi 200 milioni di tonnellate all’anno solo per effetto del potenziamento militare dei Paesi NATO. Un incremento che equivarrebbe a quanto prodotto annualmente da un Paese con oltre 240 milioni di abitanti, come il Pakistan.

Spese militari record e impatto ambientale

Frans Timmermans

Nel 2023, la spesa militare globale ha raggiunto il livello più alto mai registrato: 2.460 miliardi di dollari. Dietro ogni nuovo carro armato, jet o nave militare, c’è un’impronta ecologica rilevante. Acciaio e alluminio – materiali predominanti nei mezzi militari – sono tra i più intensivi in termini di emissioni nella fase di produzione. Le operazioni, poi, fanno largo uso di diesel, cherosene e altri combustibili fossili, aggravando ulteriormente l’impatto climatico.

Secondo gli studiosi, le forze armate mondiali sono responsabili del 5,5% delle emissioni globali, una quota destinata a crescere con il riarmo diffuso. I dati disponibili provengono quasi esclusivamente dai Paesi NATO, poiché la trasparenza sulle emissioni militari è limitata a livello globale.

L’analisi curata da Ellie Kinney, del Conflict and Environment Observatory, e pubblicata dal Guardian avverte che la corsa alla sicurezza militare sta penalizzando le strategie climatiche. “Investiamo sulla difesa oggi, ma aggraviamo le crisi ambientali di domani”, osserva Kinney, sottolineando come questo approccio possa alimentare a sua volta nuove tensioni e conflitti, innescati proprio dalle conseguenze del cambiamento climatico.

In aree come il Darfur, in Sudan, la scarsità di risorse dovuta alla desertificazione ha contribuito a conflitti locali. Nell’Artico, lo scioglimento dei ghiacci ha aumentato le tensioni su chi debba controllare i giacimenti ora accessibili.

L’Europa spinge sul riarmo

Ursula von der Leyen
Image: European Parliament

Tra il 2021 e il 2024, i Paesi dell’Unione Europea hanno aumentato la spesa per gli armamenti di oltre il 30%. Con il progetto “ReArm Europe”, si prevede un ulteriore investimento da 800 miliardi di euro. Una decisione guidata anche dalle incertezze geopolitiche e dalla volontà di ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti nella difesa dell’Europa.

Tuttavia, questa strategia ha un costo ambientale elevato, che rischia di vanificare gli impegni presi nel quadro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare quello relativo all’azione per il clima (SDG 13).