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Auto d’epoca: quanto inquinano?

Quando "vale" l'inquinamento delle auto d'epoca

Quanto inquinano le auto d’epoca? Una domanda lecita, visti blocchi al traffico decise da alcune amministrazioni comunali italiane. L’Automotoclub Storico Italiano e l’Istituto Superiore di Sanità hanno dato via ad un progetto che prevede l’analisi del materiale particellare, degli ossidi di azoto e di altri contaminanti potenzialmente connessi con le emissioni prodotte dai veicoli storici, in relazione agli usi e ai chilometri annuali realmente percorsi.

I veicoli di interesse storico e collezionistico riconosciuti dallo Stato mediante i Certificati di Rilevanza Storica (rilasciati da ASI, FMI, Registri Storici Fiat, Lancia e Alfa Romeo) rappresentano una percentuale minima rispetto al totale del parco veicolare circolante in Italia.

A livello nazionale sono circa 38.000.000 le autovetture per trasporto persone circolanti, 6.900.000 delle quali ultraventennali e solo 49.000 di queste ultime definibili “storiche” poiché in possesso di CRS registrato al Ministero dei Trasporti. Se ci chiediamo quanto inquinano le auto d’epoca, dobbiamo considerare, quindi, che sono lo 0,13% del parco circolante totale e dello 0,71% del parco circolante ultraventennale: percentuali non significative.

L’impatto ambientale da ricondurre al parco autoveicolare circolante è determinato dai veicoli obsoleti e non certo dai pochi veicoli “storici” certificati, che hanno peraltro una media annua di percorrenza chilometrica molto bassa. La Federazione ha intrapreso un percorso virtuoso di innovazione e trasparenza, lavorando sempre più in sinergia con la Motorizzazione.

ASI prosegue sulla strada già indicata dal Governo italiano e dalle direttive europee che individuano i veicoli storici in base alle loro caratteristiche di originalità e non all’appartenenza a discutibili liste che non mirano né a ridurre il numero dei veicoli storici, né a diminuirne l’impatto ambientale. Da un punto di vista sociale non è assolutamente corretto proporre sgravi fiscali e vantaggi assicurativi e di circolazione a chi possiede veicoli importanti e costosi, penalizzando invece chi possiede e vuole conservare storici veicoli più diffusi e meno costosi ma che hanno comunque segnato la storia del nostro Paese e delle nostre famiglie.

Mirerebbero solo a ridurre il numero dei veicoli “potenzialmente storici” e cancellerebbero il futuro ad un mondo che è un incredibile volano di passione, cultura, valori positivi e indotto economico per il Paese, che vale ogni anno 2,2 miliardi di euro. Lo renderebbe un mondo di élite e trasformerebbero la certificazione dei fortunati veicoli che resterebbero nella lista una mera pratica burocratica eseguita in maniera molto più semplice e superficiale, non potendo rappresentare un ulteriore reale filtro com’è invece l’attuale certificazione di rilevanza storica, alla quale accede una percentuale bassissima degli attuali veicoli “potenzialmente storici”.