Bertone Pirana

Bertone Pirana: la storia dell’auto nata per Jaguar ma che divenne una Lamborghini

Bizzarro, a volte, il caso!

La storia dell’automobile è ricca di avvenimenti spesso bizzarri, che hanno dato però origine non solo a fatti divertenti, ma anche ad auto stupende e ricercate. È il caso della Bertone Pirana: progettata da uno dei più importanti atelier italiani, inizialmente questa concept car fu presentata al pubblico come Jaguar. Ma poi, fu commercializzata come Lamborghini.

Bertone Pirana: il debutto nel 1967 al Salone di Londra

La Bertone Pirana fu presentata nel 1967 al London Motor Show. L’auto, disegnata appunto dalla Carrozzeria Bertone, celebre azienda fondata nel 1912, era basata sulla Jaguar E-Type, tutt’oggi la più famosa vettura, forse anche la più bella, del marchio britannico.

Bertone Pirana

La presentazione della vettura fu un vero successo, e venne apprezzata soprattutto dalla stampa italiana e da quella statunitense, oltre che naturalmente da quella britannica. Era un orgoglio per gli inglesi, al punto che John Anzi, che scriveva per il Daily Telegraph, definì la vettura il “cristallo dell’industria automobilistica britannica”. E anche Sir William Lions, fondatore dell’azienda, ne andava molto orgoglioso, fiero di avere un motore 2+2 e una versione più capiente della E-Type.

Bertone Pirana

Il design della Bertone Pirana fu affidato dallo stesso Bertone a Marcello Gandini, all’epoca dipendente alla carrozzeria ma anche lui destinato a diventare una firma importante per quanto riguarda il design dell’automobile. Gandini e i suoi collaboratori completarono la Pirana in appena 6 mesi, con un risultato veramente strabiliante: una vettura progettata per essere una Gran Turismo, ma che era anche molto elegante e quindi perfetta anche per un ambiente più “borghese”, tipicamente inglese e londinese.

Era anche una vettura molto moderna per l’epoca: al suo interno montava un sistema di climatizzazione tra i più moderni dell’epoca, autoradio e persino lettore di cassette, una vera rarità negli anni Sessanta.

Bertone Pirana
La forma era splendida. Come detto, era basata sulla E-Type, e usciva solamente 6 anni dopo la vettura di Diabolik. Ma gli elementi stilistici pensati da Bertone e Gandini erano preludio al design degli anni successivi. Con le Jaguar dell’epoca condivideva solo il lungo cofano, ma lo stile era tipicamente bretone. Splendido con le sue forme già poco arrotondate e molto spigolose, e con il suo posteriore corto e davvero insolito, con un lunotto davvero grande che sembra quasi un secondo parabrezza. Splendido, con i suoi doppi fari anteriori, e con la grandissima griglia posteriore, che di fatto spostava il gruppo ottico posteriore in basso. Griglia ripresa anche nel grandissimo montante posteriore.

Dalla Bertone Pirana alle Lamborghini Marzal ed Espada

Nel 1968, l’anno dopo la presentazione della Bertone Pirana a marchio Jaguar, non fu l’azienda britannica a presentare due nuovi modelli, ma un’azienda italiana: Lamborghini. Agli albori della sua storia. La Casa del Toro presentò infatti la celebre e leggendaria Lamborghini Miura, che noi tutti conosciamo molto bene, e la meno nota Lamborghini Marzal, anch’essa con soluzioni davvero particolari. Ma soprattutto, palesemente una versione evoluta della Bertone Pirana.

Bertone Pirana
La Marzal, che si è sempre fatta notare per le sue portiere di vetro, che insieme al parabrezza e al grande lunotto posteriore davano tanta luminosità all’abitacolo psichedelico che la contraddistingue, ha una potenza inferiore alla Miura. Il design di questa nuova concept car, che non piacque molto a Ferruccio Lamborghini, segna però il tipico stile della casa italiana, da sempre diverso da ogni altra hypercar, con il suo design schiacciato e sviluppato in larghezza.

Bertone Pirana
Il lungo percorso della Bertone Pirana, iniziato sotto la guida di Jaguar, si concretizza definitivamente con la Lamborghini Espada, terza evoluzione del design che rappresenta anche la produzione di serie: Ferruccio Lamborghini non voleva rinunciare alla configurazione 2+2, che era assente sulla Miura, e convinse Marcello Gandini, autore naturalmente sia della Miura che della Marzal, a rendere meno particolare la GT: anche così la Espada, che all’anteriore riprendeva il gruppo ottico sdoppiato della Bertone Pirana, aggiungendo però molti elementi cromati, mentre al posteriore lasciava la grande grigia e riduceva, arrotondandolo il gruppo ottico posteriore.

Insomma, quella della Bertone Pirana è la storia di un grande inizio: doveva rappresentare la svolta GT di una nobile azienda inglese, e ha invece finito per segnare per sempre l’iconico design delle vetture Lamborghini.

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