Plymouth Road Runner: la storia della muscle car con il beep beep!

Come suono del clacson aveva l'iconico BEEP BEEEP!

La Plymouth Road Runner, muscle car di medie dimensioni comparsa sul mercato statunitense nel 1968, sfoggia un nome indubbiamente originale nel panorama automobilistico, traducibile in italiano come corridore della strada.

Si tratta di un’automobile la cui paternità è da far risalire a John L. Smith, meglio noto come Jack Smith, all’epoca a capo della divisione delle mid size della Plymouth, che ha l’obiettivo di svecchiare l’immagine del marchio rivolgendosi ad un pubblico giovane con un’automobile prestazionale ed essenziale, leggera e di dimensioni contenute, almeno se paragonata alle full size d’oltre oceano.

Plymouth Road Runner 1969

Resta pur sempre un’automobile che supera i 5,10 metri di lunghezza, sfiora i 2 di larghezza e si avvicina ai 1.700 kg di peso, non propriamente un’utilitaria da infilare in un qualsiasi box condominiale milanese.

La Road Runner è sviluppata sulla piattaforma di tipo B della Chrysler, in comune con altri modelli del gruppo tra cui quel monumento cinematografico su quattro ruote di Dodge Charger, che da Bullit, passando da Dirty Mary Crazy Larry, ad Hazzard, per approdare alla saga dei film di Fast and Furious, è ben presente anche nell’immaginario collettivo del pubblico italiano.

La Road Runner conserva il corpo vettura delle coupé due porte Belvedere e Satellite della Plymouth. della quale è la declinazione più spinta. Ha l’arduo compito di contrastare sia la concorrenza della General Motors, in particolare di Pontiac GTO e Chevrolet Chevelle SS, che della Ford, nel pieno del successo della prima generazione di Mustang.

Plymouth Road Runner: da dove arriva questo nome?

Facciamo un salto indietro nel tempo di un ventennio circa, al 1949. Chuck Jones e Michael Maltese danno vita a due nuovi personaggi, pensati come parodia dei celeberrimi cartoni animati da inseguimento quali Tom e Jerry, per la serie di corti d’animazione della Warner Bros: i Looney Tunes.

In un episodio dal titolo Fast and Furry-ous, veloci e furiosi,  troviamo per la prima volta contrapposti in interminabili inseguimenti che hanno come sfondo la Monument Valley, un indistruttbile coyote antropomorfo ed un imprendibile e velocissimo volatile di colore blu viola; rispettivamente battezzati Wile E. Coyote e Road Runner.

Quest’ultimo, presentato all’inizio dei corti con fantasiosi ed improbabili nomi latini, spesso viene erroneamente identificato nelle scarne traduzioni italiane come un struzzo, in realtà è ispirato al Geococcyx californianus.

Si tratta di un  uccello dalle caratteristiche quanto mai singolari, poiché vola raramente e preferisce catturare le proprie prede dopo veloci inseguimenti terrestri con punte anche oltre i 30 km orari, tanto da essere comunemente definito in inglese Road Runner.

Plymouth Road Runner ads

L’idea di utilizzare il veloce pennuto della Warner è di Gordon Cherry, collaboratore dello staff di Jack Smith, che una domenica mattina si trova a guardare i cartoni animati con i propri bambini e letteralmente s’innamora  del Road Runner.

A Smith piace l’idea di Cherry e porta all’esecutivo Chrysler una presentazione ed un proposta per l’uso del  cartoon quale rappresentante della nuova mid size della Plymouth.

La proposta viene accettata; Bob Anderson, vice presidente esecutivo delle vendite e del marketing per i marchi Chrysler e Plymouth vuole che il nuovo modello abbia appeal tra i giovani ai quale è rivolto, quindi niente di meglio che un cartone animato molto in voga in quel periodo per identificare la nuova media Plymouth.

La Chrysler paga $50.000 di royalties alla Warner Bros per l’utilizzo del nome Road Runner e tutta la relativa iconografia per il materiale pubblicitario, spot compresi, e le decals da apporre sulle vetture,  altri $10.000 vengono investiti per l’uso e lo sviluppo del caratteristico verso “Beep Beep” come clacson.

La collaborazione con la Warner porta ad una campagna pubblicitaria forse senza precedenti nella storia dell’automobile, con spot TV che visti con gli occhi del 1968 sono fortemente innovativi, nei quali sia il Wile Coyote che il Road Runner interagiscono con la mid size reale della Plymouth. Ovviamente tutto il materiale dedicato alla nuova vettura ha un’impronta strettamente legata al mondo dei cartoon.

Complice il prezzo particolarmente competitivo, fissato in $3.032 per il 383 V8 da 6.300 CC da 335 cv con trasmissione manuale 4 marce, le vendite decollano. Il primo anno di produzione vengono venduti circa 45.000 esemplari contro i 2.000 pianificati inizialmente. In alternativa al 383 è possibile ordinare la Road Runner col V8 Hemi da 425 cv con le camere di combustione emisferiche.

Plymouth Road Runner

Dal 1970 è disponibile un nuovo propulsore, che nel più puro spirito delle muscle car yankee è sempre un V8 a benzina, qui declinato nella versione da 7.200 CC e 390 cv, per poco più di 200 km/h di velocità di punta ed un’accelerazione da brivido, 5,5 secondi per il classico 0-100 km/h.

Servirà di base per la Superbird allestita secondo il regolamento Nascar del 1970, che si distingue dalle altre Road Runner per il frontale aerodinamico con fari a scomparsa  e l’alettone posteriore di generose dimensioni. Effimera la presenza della cabrio, rimasta in produzione circa un biennio tra il 1969 ed il 1970 e dai volumi di vendita assolutamente marginale.

 

Plymouth Road Runner

La Road Runner è un’auto dura e pura, quindi sono pochi gli optional previsti: aria condizionata, freni a disco, autoradio, trasmissione automatica a 3 rapporti ed un cofano motore con presa d’aria differente denominata Coyote Duster Air Grabber.

Nel 1971 viene introdotta la seconda serie, dalle forme più arrotondate. Le vendite si mantengono su buoni livelli fino al 1972, dall’anno successivo, complici la crisi energetica e l’aumento dei premi d’ assicurazione per i motori così spinti, a causa di parecchi incidenti che hanno visto protagoniste le muscle car, inizia il declino delle vendite.

Plymouth Road Runner

—–

Vi invitiamo a seguirci su Google News su Flipboard, ma anche sui social come FacebookTwitter, PinterestInstagram. Non esitate a condividere le vostre opinioni e le vostre esperienze commentando i nostri articoli.

telegram