Carlos Tavares Stellantis

Tavares scrive un libro e scopre che le sue stesse scelte non hanno funzionato: Stellantis rischierebbe di dividersi

Carlos Tavares, ex CEO di Stellantis, avverte del rischio di scissione del gruppo ma le sue stesse scelte di tagli, centralizzazione e marchi sovrapposti hanno contribuito al caos che oggi denuncia. Da fuori, l’ex manager osserva le crepe che lui stesso ha creato.

L’ex amministratore delegato di Stellantis NV, Carlos Tavares, ha avvertito che il costruttore automobilistico potrebbe affrontare una scissione se non riuscirà a mantenere l’equilibrio tra le sue principali aree operative in Italia, Francia e Stati Uniti.

Nel suo nuovo libro, pubblicato in Francia, ed anticipato in parte da Bloomberg, Tavares scrive di temere che “l’equilibrio a tre” possa rompersi, sottolineando che la sopravvivenza del gruppo dipenderà dall’impegno quotidiano della dirigenza nel garantire coesione.

L’ex dirigente portoghese, 67 anni, afferma che, dopo la sua uscita, “gli interessi francesi potrebbero non essere più tutelati come in passato”, una frase che molti interpretano come un’ammissione del peso che Parigi aveva nelle sue decisioni.

Tavares si è dimesso a dicembre 2024, dopo disaccordi interni con il consiglio di amministrazione e un progressivo deterioramento delle performance in Europa e negli Stati Uniti. Il manager aveva puntato su una rigida politica di riduzione dei costi e sul trasferimento di attività produttive verso Paesi a basso costo, come il Marocco, provocando tensioni con i sindacati e i governi nazionali.

Sotto la sua guida, Stellantis, nata nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e PSA Group, ha mantenuto un portafoglio di 14 marchi. La strategia di trattenere tutti i brand si è però tradotta in scarsa chiarezza industriale, difficoltà di governance, e risultati deludenti nei principali mercati dovuti anche ad auto pressoché identiche vendute da marchi diversi.

Emblematico il caso di Alfa Romeo Tonale, venduta senza neanche troppa convinzione negli USA come Dodge Hornet.

I marchi americani hanno sofferto più di altri: oggi Chrysler resta marginale, Dodge in declino e Jeep ha perso redditività. Anche Ram ha dovuto rivedere i propri piani, tornando a motorizzazioni tradizionali. Parallelamente, la centralità del mercato europeo ha lasciato Stellantis esposta a concorrenza cinese e normative ambientali più rigide.

Tavares, bontà sua, ipotizza che in futuro un costruttore cinese possa rilevare le attività europee: insomma, niente di nuovo e nemmeno di particolarmente brillante. Nel libro si farebbe anche l’ipotesi che gli americani potrebbero riassumere il controllo delle proprie operazioni, una scelta saggia dopo i disastri dello stesso Tavares.

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Image: Stellantis

La sua gestione, che ricordiamo per tagli occupazionali, criticità di qualità (vedi caso motori Puretech) e fughe di dirigenti verso concorrenti cinesi come BYD, ha minato il consenso interno. Il sindacato UAW statunitense aveva persino lanciato una campagna online contro di lui.

Il successore Antonio Filosa, nominato a giugno 2025, sta ora tentando di stabilizzare il gruppo, concentrandosi sul mercato statunitense con 13 miliardi di dollari di investimenti e un ridimensionamento delle iniziative europee poco remunerative, come ad esempio l’idrogeno.

Nel libro, Tavares dichiara di voler “raccontare la propria versione dei fatti”, nonostante i numeri siano chiarissimi, dopo le tensioni con il board. Dal canto suo, Stellantis ha rifiutato di commentare.

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