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Tony Blair: “Le politiche sul clima stanno fallendo. Serve un reset radicale”

L’ex primo ministro britannico propone una revisione radicale della governance climatica globale: “Serve una strategia realistica, fondata sulla tecnologia e sul consenso”.

Tony Blair torna al centro del dibattito politico con una critica netta all’approccio attuale alla crisi climatica. Nella prefazione del nuovo rapporto del Tony Blair Institute for Global Change, The Climate Paradox, l’ex primo ministro britannico denuncia la distanza tra le promesse della politica e i risultati concreti nella lotta ai cambiamenti climatici.

“C’è un divario crescente di credibilità tra ciò che le politiche climatiche promettono e ciò che davvero riescono a realizzare.”

Blair osserva come l’attivismo abbia avuto un impatto notevole sul discorso pubblico, ma oggi manchi un passaggio fondamentale:

“Gli attivisti hanno spostato il centro di gravità politico sul clima, ma il movimento ora ha bisogno di un mandato pubblico — raggiungibile solo passando dalla protesta alla politica pragmatica.”

Secondo Blair, i cittadini si sentono esclusi da un processo che impone loro costi e rinunce senza offrire risultati percepibili:

“Sentono di dover fare sacrifici economici e cambiare stile di vita, pur sapendo che il loro impatto sulle emissioni globali è minimo.”

La critica al formato COP

Nel documento, Blair punta il dito contro l’attuale sistema delle conferenze ONU sul clima:

“Il processo COP non porterà il cambiamento alla velocità richiesta. Il grande raduno di tutte le nazioni ha un suo valore — ma forse non ogni anno. In realtà, sono le decisioni delle grandi potenze e la direzione politica verso la tecnologia e i flussi finanziari che possono davvero risolvere il problema climatico.”

Il report denuncia un ciclo sterile: si rilanciano obiettivi ambiziosi, ma non si vedono cambiamenti sostanziali. Come riposta l’Independent, Blair ritiene che la politica sia impantanata in una narrativa disconnessa dalla realtà:

“I leader politici, in larga parte, sanno che il dibattito è diventato irrazionale. Ma sono terrorizzati all’idea di dirlo, per paura di essere accusati di essere ‘negazionisti climatici’.”

Le tendenze globali che contraddicono le attuali strategie

Il documento richiama alcuni dati fondamentali che mettono in discussione la sostenibilità dell’approccio occidentale. Il consumo di combustibili fossili è previsto in aumento fino al 2030, i voli aerei raddoppieranno nei prossimi vent’anni, ed entro il 2030 quasi due terzi delle emissioni arriveranno da Cina, India e Sud-est asiatico.

Blair lo definisce chiaramente:

“Fatti scomodi che rendono qualsiasi strategia basata sull’eliminazione a breve termine dei combustibili fossili o sulla riduzione dei consumi una strategia destinata al fallimento.”

Una nuova strategia: tecnologia e realismo

Il Tony Blair Institute propone una svolta concreta: abbandonare l’ideologia e puntare su strumenti reali. Al primo posto, la cattura del carbonio alla fonte e le tecnologie per la rimozione diretta della CO₂ dall’atmosfera.

“Serve una nuova alleanza internazionale, capace di puntare su tecnologie che funzionano davvero e possono essere scalate.”

Un altro pilastro è l’uso dell’intelligenza artificiale per ottimizzare i consumi energetici e la gestione delle reti. Blair sottolinea l’importanza di “decarbonizzare in modo più intelligente e più veloce”.

Energia, innovazione e natura

Il rapporto invita inoltre a investire in nucleare di nuova generazione e tecnologie di fusione, con particolare attenzione ai reattori modulari, già testati in alcuni paesi e pronti a essere integrati nelle strategie energetiche nazionali. L’obiettivo è creare energia abbondante, pulita e affidabile senza dipendere esclusivamente da rinnovabili intermittenti.

Un’ulteriore direttrice proposta è quella delle soluzioni basate sulla natura, come rimboschimento e agricoltura rigenerativa, da potenziare con innovazione e ricerca. Blair parla della necessità di “affiancare scienza e natura” per ottenere risultati misurabili nella riduzione delle emissioni.

Un appello alla politica europea

L’intervento di Tony Blair arriva in un momento sensibile per il governo laburista britannico, alle prese con le elezioni locali. Ma il messaggio va oltre i confini del Regno Unito, rivolgendosi anche ai governi europei, chiamati a scegliere tra ideologia e pragmatismo.

“L’ambizione va bene, ma deve essere accompagnata da soluzioni praticabili. Senza una strategia realistica, condivisa e tecnologicamente fondata, la transizione climatica è destinata a fallire.”

Con parole chiare e dirette, Blair rimette al centro del dibattito una domanda fondamentale: siamo davvero sulla strada giusta per affrontare la crisi climatica? O serve, come suggerisce lui, un reset radicale?