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La Cina impone permessi di esportazione per i veicoli elettrici dal 2026: Pechino stringe il controllo sul suo mercato più importante

Dal 2026 la Cina introdurrà permessi di esportazione per i veicoli elettrici. La misura punta a frenare la guerra dei prezzi interna, contrastare i canali di vendita irregolari e difendere la reputazione dei marchi nazionali, mentre USA e UE aumentano i dazi contro le auto cinesi.

La Cina imporrà permessi di esportazione per i veicoli elettrici a partire dal 1° gennaio 2026, con una stretta senza precedenti nella gestione del più grande mercato automobilistico elettrico del pianeta. Anche perchè, come abbiamo scritto, i marchi cinesi sono ben 109, ecco quali sono.

L’annuncio, arrivato dal Ministero del Commercio insieme ad altre tre agenzie governative, indica la volontà di regolare la concorrenza interna e tutelare la reputazione dei marchi cinesi sui mercati internazionali.

Secondo Pechino, il nuovo sistema di licenze servirà a “promuovere uno sviluppo sano del commercio dei veicoli a nuova energia”. Le norme si applicheranno alle auto elettriche pure, dotate di numero di identificazione, equiparandole così ai veicoli a benzina e motociclette, già soggetti a permessi di esportazione.

Un mercato saturo e la guerra dei prezzi

Il provvedimento arriva in un momento di forte pressione competitiva. Gli analisti parlano di “involuzione”: un ciclo di sconti sempre più aggressivi che ha ridotto i margini di profitto e reso instabile l’intero ecosistema industriale.

Il gigante BYD, leader del mercato, è stato criticato per una serie di tagli ai prezzi che hanno innescato una corsa al ribasso tra i concorrenti. Un segnale di fragilità che ha spinto figure come Wei Jianjun, presidente di Great Wall Motors, a lanciare un avvertimento: il settore “rischia di collassare se continua su questa traiettoria”.

Wei ha paragonato la situazione all’implosione del mercato immobiliare cinese, evocando lo spettro di un “Evergrande dell’automotive”. Nonostante le tensioni, il mercato domestico rimane imponente: nella prima metà del 2025, oltre la metà delle vendite di veicoli passeggeri in Cina erano elettriche. Tuttavia, i margini medi sono crollati al 3,9% nel 2024, secondo i dati LSEG.

Licenze per contenere i canali irregolari

Oltre alla dimensione economica, il nuovo sistema mira a frenare gli esportatori non autorizzati che vendono veicoli all’estero senza assistenza post-vendita o garanzie. Per Wu Songquan, del China Automotive Technology Center, queste pratiche “danneggiano l’esperienza degli utenti e offuscano l’immagine dei marchi cinesi”.

Nel 2024 la Cina ha esportato 5,5 milioni di veicoli, di cui il 40% elettrici, diventando il maggior esportatore automobilistico mondiale. Le case cinesi hanno conquistato il 22% della quota di mercato globale, ma la rapidità di questa espansione ha attirato l’attenzione e le contromisure dei partner commerciali.

Dazi e tensioni con Stati Uniti e Unione Europea

Gli Stati Uniti hanno imposto dazi al 100% sui veicoli elettrici cinesi, accusando Pechino di sostenere le esportazioni con sussidi governativi. L’Unione Europea, a sua volta, ha introdotto dazi fino al 35,3% dopo un’indagine anti-sussidi che ha coinvolto i principali produttori del Paese.

In questo clima, la scelta di Pechino di introdurre licenze di esportazione rappresenta un tentativo di riordinare il mercato interno e mostrare disciplina industriale verso l’esterno. La Cina vuole dimostrare di poter regolare i propri colossi, consolidare la reputazione dei brand e mantenere il controllo su un settore che è ormai simbolo della sua potenza tecnologica e politica.

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