La fine del credito d’imposta federale negli USA voluto da Donald Trump ha mandato in crisi la già bassa domanda di auto elettriche nel Paese, e quindi la stessa Tesla che nel frattempo ha cominciato a riprendersi in Europa.
Per questo, l’azienda di Elon Musk per reinventarsi ha lanciato un nuovo programma di noleggio a breve termine direttamente dai propri store americani.
L’offerta di Tesla
Il servizio è già disponibile in alcune sedi selezionate, principalmente nel sud della California, e prevede il noleggio di vetture per periodi compresi tra tre e sette giorni, con tariffe a partire da 60 dollari al giorno, variabili in base al modello.
A differenza del leasing tradizionale, si tratta di un noleggio puro, pensato per consentire ai potenziali clienti di sperimentare l’esperienza Tesla senza un impegno a lungo termine. L’iniziativa include ricariche gratuite tramite la rete Supercharger e l’accesso a Full Self-Driving (Supervised) per tutta la durata del noleggio. Inoltre, chi decide di ordinare una vettura entro una settimana dal noleggio riceverà uno sconto di 250 dollari sul prezzo finale.
Secondo gli analisti, il programma di noleggio rappresenta una mossa pragmatica per mantenere viva l’attenzione dei consumatori e trasformare le scorte invendute in un’opportunità di marketing. Consentire ai potenziali acquirenti di guidare una Tesla per qualche giorno può incrementare la consapevolezza sui vantaggi pratici dell’elettrico e sbloccare ordini che altrimenti non arriverebbero.
Tuttavia, questo non risolve il problema strutturale: la mancanza di politiche stabili negli Stati Uniti rende il mercato dell’elettrico imprevedibile e scoraggia investimenti a lungo termine. Il fenomeno colpisce in modo particolare produttori come Tesla, Rivian, Polestar e Lucid, che vendono esclusivamente veicoli elettrici.
La mossa, comunque, è di per sé interessante e potrebbe fare da apripista per altre iniziative del genere anche in Europa. Qui, seppure la domanda di auto elettriche sia generalmente più alta, ci sono Paesi, come l’Italia, dove gli incentivi sono a singhiozzo come negli States e in generale spesso le vendite di Tesla sono altalenanti anche a causa della reputazione dello stesso Musk, come si è visto nei primi mesi del 2025.
Problemi anche in Cina
Ma i problemi di Tesla non si fermano agli USA. Come riportato da CnEVPost, Tesla sta affrontando un periodo di rallentamento anche nel suo mercato chiave, la Cina. A ottobre, la casa automobilistica statunitense ha registrato le vendite al dettaglio più basse degli ultimi tre anni nel Paese, con appena 26.006 unità consegnate, secondo i dati della China Passenger Car Association). Si tratta di un calo del 35,7% rispetto allo stesso mese del 2024 e addirittura del 63,6% rispetto a settembre, quando il successo iniziale della nuova Model Y L a sei posti aveva spinto le immatricolazioni ai massimi livelli annuali.
L’interesse per questa versione sembra però essersi rapidamente affievolito, mentre una parte sempre maggiore della produzione di Shanghai viene destinata all’esportazione: 35.491 veicoli sono stati esportati in ottobre, il numero più alto in quasi un anno. Sommando vendite interne ed export, le consegne complessive di Tesla China hanno raggiunto 61.497 unità, in calo del 9,9% su base annua.
In risposta al crescente affollamento del mercato cinese dei veicoli elettrici, Tesla starebbe preparando due nuovi progetti, noti internamente come E41 e D50, versioni semplificate di Model Y e Model 3 previste per la produzione a partire dalla metà del 2026. Nel frattempo, per rilanciare l’offerta, l’azienda ha appena introdotto una nuova Model Y Long Range a trazione posteriore con autonomia CLTC di 821 km, la più elevata dell’intera gamma, proposta a 288.500 yuan, circa 35.000 €.
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