I piloti Ferrari Felipe Massa e Fernando Alonso sorridenti nei box durante un weekend di gara, entrambi in divisa rossa ufficiale con cappellino e loghi degli sponsor.

Felipe Massa chiede giustizia per il Crashgate di Singapore 2008

Felipe Massa avvia un’azione legale da 82 milioni di dollari contro FIA e Formula 1 per il Crashgate di Singapore 2008, che a suo avviso falsò il Mondiale.

Da anni Felipe Massa sostiene che il suo Mondiale del 2008 sia stato compromesso da un episodio che nulla aveva a che fare con lo sport. Quel Gran Premio di Singapore, il primo disputato in notturna nella storia della Formula 1, è ormai ricordato come il palcoscenico del Crashgate: l’incidente orchestrato dal muretto Renault per favorire la vittoria di Fernando Alonso.

Al 14° giro Nelson Piquet junior ricevette l’ordine di andare a sbattere contro il muro, causando l’ingresso della safety car e alterando l’equilibrio della corsa. Alonso, che aveva appena effettuato il pit stop, si ritrovò in una posizione ideale e vinse la gara. Massa, al contrario, fu penalizzato da un rifornimento caotico, chiudendo la gara fuori dai punti.

Quando furono accertati i fatti, le conseguenze furono pesantissime: Flavio Briatore venne radiato a vita dalla Formula 1, una decisione poi ridotta a cinque anni dopo un ricorso ai tribunali francesi. Oggi Briatore è tornato come advisor di Alpine, erede della Renault, e nel 2026 la scuderia correrà con le power unit Mercedes.

Il titolo perso a Interlagos

Massa è convinto che quell’incidente abbia cambiato la storia. La stagione 2008, già segnata da episodi controversi, si decise all’ultima curva dell’ultimo Gran Premio, a San Paolo del Brasile.

Sul traguardo di Interlagos, Massa era campione del mondo per appena pochi istanti. Aveva tagliato la linea d’arrivo da vincitore, ma pochi secondi dopo arrivò il colpo di scena: Lewis Hamilton superò Timo Glock, rimasto in pista con gomme slick nonostante la pioggia intensa, conquistando il quinto posto che gli serviva per laurearsi campione del mondo. L’episodio rimase impresso nella memoria collettiva: la gioia incontenibile della famiglia Massa al box, trasformata in incredulità nel giro di pochi secondi.

Per l’ex ferrarista, il Mondiale sarebbe stato suo se solo le autorità sportive avessero agito in tempo, portando alla luce già allora le responsabilità del team Renault.

L’azione legale di Massa

Secondo quanto riportato dal Times, il mese prossimo la vicenda sarà discussa per la prima volta presso l’Alta Corte di Londra. Massa si è affidato all’avvocato Nick de Marco KC e ha avviato un’azione legale nei confronti della FIA, della Formula One Management e dell’ex amministratore delegato della F1 Bernie Ecclestone.

La richiesta di risarcimento arriva fino a 82 milioni di dollari, una cifra che riflette non solo il titolo mondiale mancato, ma anche i danni economici e di immagine subiti. Massa ha dichiarato che l’obiettivo non è soltanto personale: “Chi aveva il compito di proteggere questo sport ha tradito i propri doveri. Non è accettabile che simili comportamenti vengano occultati. Non smetterò di lottare, lo faccio per me stesso, per i tifosi brasiliani e per la Formula 1”.

Bernie Ecclestone ha risposto sostenendo che l’intera vicenda non dovrebbe arrivare in tribunale. Tuttavia, le sue stesse dichiarazioni rilasciate nel 2023 rischiano di avere un peso decisivo. In un’intervista a F1-Insider, l’ex patron della Formula 1 ammise che lui e Max Mosley, allora presidente della FIA, decisero di non indagare a fondo sull’incidente di Singapore, nonostante Nelson Piquet senior avesse denunciato pubblicamente che si trattava di un crash volontario.

Quell’ammissione ha aperto un varco nelle difese della Formula 1. Per gli avvocati di Massa è la prova che l’occultamento non fu solo una svista, ma una scelta deliberata che alterò l’equilibrio di un intero campionato.

Una battaglia che divide la Formula 1

La causa di Massa non mira a riassegnare il titolo del 2008, ormai parte della storia ufficiale della Formula 1, ma a ottenere un risarcimento per ciò che l’ex pilota considera un torto grave e irrecuperabile. La vicenda divide il paddock e riporta in primo piano un tema delicato: la responsabilità delle istituzioni sportive quando la regolarità delle gare viene compromessa.

Il Crashgate, a 15 anni di distanza, non smette di far discutere. E ora, per la prima volta, la sua eredità sarà valutata non soltanto nei libri di storia dello sport, ma davanti a un giudice.

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