Omoda 9 SHS 2025

Omoda 9: l’ho provata per una settimana ed è più europea di quanto si possa pensare

Il test drive della nuova Omoda 9 per una settimana: un Suv ibrido plug-in audace, tecnologico e con un’anima più europea di quanto ci si aspetti da un marchio cinese, nonostante alcuni difetti. Ecco prestazioni, livello di comfort e impressioni di guida.

Cinese lo è sicuramente. Ma ha le carte in regola per acquisire il passaporto europeo. Anche se alcuni aspetti sono rivedibili e migliorabili. La Omoda 9 è uno dei modelli più audaci e interessanti provenienti dall’Oriente. Dopo il nostro primo contatto in Franciacorta, l’ho provata per una settimana, per approfondire come si comporta nella vita di tutti i giorni.

Tra le statali dei colli piacentini, Milano “città” e le autostrade, ovvero i tragitti che percorro nella mia routine personale e lavorativa, ho scoperto un Suv ibrido plug-in spazioso e confortevole, adatto alle famiglie. Per alcune caratteristiche davvero europeo, contrariamente a quanto si possa pensare, per altre, invece, ancora poco avvezzo alle nostre abitudini. Vediamo come è andata nel dettaglio.

Omoda 9 2026: me la consigli?

Quella di Omoda, marchio del colosso cinese Chery, è una gamma di Suv da tenere d’occhio: dopo l’Omoda 5, in Italia è arrivata anche l’Omoda 9, ovvero l’ammiraglia. Un’auto lunga quasi 5 metri e larga quasi 2, con un sistema Super Hybrid efficiente e un prezzo competitivo – 50.900 euro per l’unico allestimento full optional a listino -, fruibile anche con finanziamento e noleggio a lungo termine.

Ti consiglio quindi l’Omoda 9 se hai bisogno di tanto spazio e tanta autonomia. Se, pur vivendo in un contesto cittadino, viaggi tanto, anche e soprattutto in autostrada, e hai una famiglia con due o tre figli. Te la consiglio, inoltre, se sei appassionato di tecnologia. Al contrario, e dopo vedremo perché, non ti consiglio l’Omoda 9 se abiti fuori città e percorri abitualmente strade sconnesse.

Date le dimensioni, se la scegli, devi prima assicurarti di avere un posto comodo per parcheggiarla e ricaricarla. E’ vero, l’Omoda 9 può essere usata anche come un’ibrida normale, ma senza la batteria elettrica rifornita perde una buona parte delle sue potenzialità.

Esterni: una piacevole sorpresa

Omoda 9 SHS 2025
Image: Omoda

L’Omoda 9 è una cinese, ma, dicevamo, alcuni aspetti sono già da europea. Il primo di questi è la linea, imponente, con una lunghezza di 4,78 cm e una larghezza di 1,92 metri, armoniosa e gradevole. Al primo sguardo, non c’è che dire, lei ti colpisce: il frontale è indubbiamente riuscito, con l’originale mascherina a rombi e i fari a Led allungati, che attraversano tutto il cofano.

Bello anche il profilo slanciato, con i cerchi da 20”, le maniglie a scomparsa, che appaiono solo al momento dell’apertura, e, in alto, il tetto spiovente verso la coda. Il posteriore spiazza: con quella moderna fanaleria coast to coast, il lettering del marchio e il portellone grande e muscoloso, può piacere o non piacere.

Omoda 9 SHS 2025
Image: Omoda

A me personalmente piace, perché è in linea con l’imponenza della vettura, ma quello che stona, anche a detta di tutti i colleghi e amici che nel corso della settimana hanno notato la Omoda 9 e mi hanno chiesto informazioni, sono i doppi scarichi sportivi visibilmente finti. Un dettaglio che i progettisti potevano tranquillamente risparmiarsi, in un contesto estetico comunque riuscito.

Interni: quanto spazio!

OMODA 9 - Interni statiche
Image: Omoda

Spostiamoci dentro. L’Omoda 9 risponde ai gusti europei anche lì: la plancia è curata nei dettagli, i due display, come sulle concorrenti tedesche, formano un gruppo unico orientato verso il guidatore e i sedili anteriori sono separati da un grande bracciolo centrale, che contribuisce a creare un ambiente di lusso. Il comfort è di alto livello: le sedute, rivestite in pelle nappa, sono regolabili elettricamente, riscaldabili e quella del posto guida presenta anche un’avanzata funzione massaggio.

Dietro, c’è spazio in abbondanza per tre passeggeri, anche alti e robusti. Il bagagliaio, come su tutte le ibride plug-in, è poco sviluppato in altezza, a causa della presenza del pacco batterie, ma la notevole larghezza lo rende ampio, con una capacità di 660 litri.

Tecnologia di livello, ma…

Omoda 9 SHS 2025 interni
Image: Omoda

Iniziare a guidare l’Omoda 9 significa prima di tutto cimentarsi con la tantissima tecnologia che c’è a bordo. In questo aspetto, è evidente che si tratta di un modello proveniente dall’Oriente. Sulla plancia non ci sono tasti fisici, tutto si comanda dallo schermo centrale. Durante la marcia, è piuttosto scomodo. In più, il sistema di mantenimento di corsia emette suoni d’allerta ogni volta che si esce dalla linea di mezzeria. Sulle statali strette, accade inevitabilmente spesso.

Anche il climatizzatore viene regolato dallo schermo centrale, così come il display funge da “mirroring” per le app del telefono cellulare, offrendo il collegamento wireless con Android Auto e Apple CarPlay. In generale, per attivare e disattivare le funzioni principali occorre smanettare un bel po’. Parliamoci chiaro, noi europei non siamo abituati. Una volta partiti, ecco un altro elemento migliorabile: la leva del cambio automatico sposta la trasmissione da N a R e a D, ma per passare da una marcia all’altra occorre premere il freno fino in fondo, altrimenti non accade nulla.

Molto bene, invece, gli Adas, dal già citato lane centering, al monitoraggio degli angoli ciechi, che mostra sul display centrale i veicoli provenienti da ogni parte, dal cruise control adattivo, valido alleato in autostrada, alla frenata d’emergenza e a un avanzato sistema di parcheggio automatico, in grado perfino di riconoscere il posto auto abituale. Le telecamere a 360 gradi con visualizzazione 3D sembrano quasi uscite da un videogioco, ma al tempo stesso facilitano concretamente le fasi di manovra.

Omoda 9: il comportamento su strada

Promossa in autonomia

Omoda 9 SHS 2025
Image: Omoda

Lo abbiamo già detto in occasione del primo contatto: l’autonomia, aspetto chiave per chi in Europa sceglie un modello elettrico o ibrido, è un punto di forza dell’Omoda 9. Sommando la benzina e l’elettrico, supportato da una batteria da 34,5 kWh, ci sono oltre 900 km di autonomia, più che sufficienti per una settimana di spostamenti. Io ad esempio in totale ho fatto all’incirca 500 km e mi è bastato e avanzato un unico rifornimento di carburante ed energia. Non male.

I tre motori elettrici, due anteriori da 102 e 122 Cv e uno posteriore da 238 Cv, supportano il motore 1.5 turbobenzina da 143 Cv e garantiscono una marcia a zero emissioni per circa 120 km reali sui percorsi misti. Numeri davvero interessanti.

Casa-lavoro in elettrico

Il mio percorso casa-lavoro è molto breve: una dozzina di km tra andata e ritorno Questo significa, per quelli come me, poter gestire gli spostamenti settimanali standard, commissioni serali comprese, con un unico pieno di batteria. Il discorso è diverso, ovviamente, se si devono fare tragitti più lunghi.

La puoi guidare anche come un’ibrida

Interni Omoda 9 test drive
Image: Quotidiano Motori

Ad esempio, ho guidato la Omoda 9 in autostrada da Milano a Piacenza per portarla a casa e, l’ultimo giorno del test drive, da Piacenza a Parma per svolgere una commissione lavorativa. Ho scelto di effettuare il viaggio lungo l’Emilia con la batteria scarica proprio per vedere come si comporta la vettura. La risposta è stata: come una vera ibrida, per di più molto efficiente.

La media di consumi che ho riscontrato è 15 km/litro, per effetto della positiva sinergia tra i motori a batteria – quest’ultima beneficia della frenata rigenerativa e non va mai sotto il 20% di carica – e il motore turbobenzina, che durante il tragitto autostradale è sorprendentemente silenzioso.

Pur avendo ben 537 Cv e 650 Nm di coppia, che nelle curve regalano una spinta considerevole, la Omoda 9 non è una sportiva. Piuttosto è una confortevole compagna di viaggio, sensazione alimentata anche dalla presenza di un impianto audio con ben 14 altoparlanti.

Gli aspetti da migliorare

Ci sono, di contro, alcuni aspetti in cui l’Omoda 9 può essere migliorata. Della fruibilità della tecnologia abbiamo già parlato. Qui ci concentriamo sull’assetto di marcia: complice il peso di 2,3 tonnellate e uno sterzo non sempre precisissimo, il Suv cinese manca di agilità nelle curve.

Gli ammortizzatori a controllo elettromagnetico sono avanzati tecnologicamente, ma sulle buche la risposta è troppo secca. La strada sconnessa si sente, eccome, un fattore che, su questa tipologia di fondo, compromette il livello di comfort generale. I progettisti cinesi avranno tempo e modo per pensarci. Intanto, la Omoda 9 2026 è arrivata e in questi mesi inizierà a farsi conoscere in Europa e in Italia.

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