La stagione 2025 della MotoGP sta attirando l’attenzione per una Ducati dominante, trascinata dai successi di Marc Marquez. Eppure, guardando oltre i titoli celebrativi e le dichiarazioni entusiastiche, emergono segnali evidenti di un sistema squilibrato, in cui l’efficacia in pista non corrisponde a una solidità strutturale.
Un dominio che poggia su un solo pilota
Le 14 vittorie su 14 nella Sprint Race e le 12 su 14 nella gara domenicale non raccontano tutta la verità. Questi risultati sono quasi interamente riconducibili a Marc Marquez, l’unico a garantire continuità. La Ducati, nelle sue diverse declinazioni (Lenovo, Gresini, VR46), sembra aver smarrito la pluralità competitiva che l’aveva contraddistinta in passato. L’affermazione del campione di Cervera rischia di mascherare il calo di rendimento di altri piloti, compreso Francesco Bagnaia, che fatica a ritrovare il giusto equilibrio sulla moto.
Bagnaia in difficoltà: il simbolo di una strategia incerta
Da questo punto di vista, quanto ha scritto dall’Igna su Linkedin, lasciano spazio ad interpretazioni:
Sulla forza di Marc Marquez non c’è nulla da aggiungere a quanto già detto e scritto dall’inizio della stagione. Tutti questi risultati non sono altro che la consacrazione di un campione ritrovato. Non ci si abitua mai alle vittorie e bisogna festeggiarle ogni volta come se fossero le prime, sia per stimolare il nostro entusiasmo che per onorare il suo grande talento. Dobbiamo assaporare questi momenti al massimo ed essere immensamente grati a tutti coloro che, con il loro prezioso lavoro dietro le quinte, hanno contribuito così tanto allo sviluppo del nostro progetto con il massimo impegno, lontano dai riflettori e dalla fanfara dei media: un grande “grazie” a tutti quelli di Ducati Corse.
La varietà delle marche avversarie nella classifica finale la dice lunga sulla competitività dei nostri rivali e aggiunge ancora più valore alle nostre vittorie. Per questo motivo, vale la pena menzionare il podio tutto Ducati nella Sprint Race, con i due piloti VR46 che hanno dimostrato la forza sia del team che dei suoi piloti.È stato un weekend davvero complicato per Bagnaia, dalle prove libere alle qualifiche e poi al GP. C’è stata solo una nota positiva, ma importante: le sensazioni provate in gara con le significative modifiche all’assetto apportate dopo le qualifiche. Ciò che conta in questo momento non è il risultato della gara in sé, ma il “feeling” che ha ritrovato sulla moto. I risultati arriveranno solo dopo che avrà ritrovato la giusta fiducia, il che comporta anche abituarsi a fare “cose” che dovrebbero essere normali ma che la configurazione precedente non gli permetteva di fare. La prossima tappa sarà quindi importante per confermare la strada intrapresa: non vediamo l’ora che questo accada.
Noi crediamo in Pecco, e lui lo sa.
Forza Ducati!
Ebbene, le parole di Gigi Dall’Igna sulla ritrovata “fiducia” di Bagnaia appaiono più come tentativi di rassicurazione interna che reali segni di ripresa.
Il weekend ungherese è stato indicativo: nessuna risposta concreta in termini di prestazione, solo accenni a modifiche tecniche che “potrebbero” funzionare. Una narrativa costruita più sul potenziale che sui fatti, mentre il campione italiano si allontana dalle posizioni che contano.
Classifica costruttori: distacco o mancanza di concorrenza?
Il vantaggio Ducati nella classifica costruttori (504 punti contro i 228 di Aprilia) è meno eloquente di quanto sembri. Più che una dimostrazione di superiorità, potrebbe riflettere una carenza strutturale della concorrenza, incapace di esprimere continuità tecnica.
Le altre case, pur mostrando spunti interessanti, non sono riuscite a consolidare un progetto valido per l’intera stagione. Il tutto con i giapponesi che hanno ridimensionato obiettivi e capacità nel Motomondiale. Honda e Yamaha, una volta dominatrici, sono oggi poco più che comprimari. In questo contesto, il merito di Ducati va ridimensionato: il successo è reale, ma in un campionato privo di veri avversari costanti.
Marquez: talento individuale o salvezza forzata?
Marc Marquez è tornato competitivo, ma il suo ruolo rischia di diventare eccessivamente centrale in un progetto che dovrebbe valorizzare anche il collettivo. Ducati sembra ormai dipendere da lui in maniera totale, sacrificando l’equilibrio interno dei team satellite e comprimendo le ambizioni di altri piloti.
Il rischio è che l’epoca Marquez venga ricordata non solo per le vittorie, ma anche per aver cristallizzato una struttura che si regge su un solo talento.
Cosa aspettarsi nel futuro?
Più che festeggiare, Ducati dovrebbe interrogarsi su come garantire continuità senza dipendere esclusivamente da un fuoriclasse. Le prossime tappe del mondiale saranno decisive non tanto per i numeri, ma per capire se esista ancora un progetto corale o se tutto sia ormai affidato alla resistenza individuale di Marc Marquez.