Una visione positiva del futuro può diventare realtà. Lo dimostrano le batterie per auto elettriche, oggi più economiche di quanto si potesse immaginare dieci anni fa. I prezzi sono crollati e si prevede che continueranno a calare, anche se con ritmi meno accentuati.
Il mercato è cambiato: secondo gli esperti, da due anni siamo passati da una fase in cui erano i produttori a dettare le regole a una in cui è la domanda a guidare i prezzi. Nulla è più determinante per la crescita dell’elettrico quanto la riduzione del costo delle batterie.
Attualmente, Ines Miller della P3 Group, il costo industriale delle celle al litio è sceso a 54 euro per kWh per la chimica LFP e a 58 euro per kWh per la variante NMC. Nel 2022, in piena crisi delle materie prime, si arrivava a 127 euro e 140 euro rispettivamente. Una differenza che sta trasformando la redditività dell’intero settore.
Per dare un’idea concreta, una Kia EV3 con batteria da 81 kWh richiede un investimento di circa 4.700 euro in celle, con un’autonomia di oltre 600 chilometri. Nel 2015, una Kia Soul EV offriva solo 27 kWh: la capacità è triplicata in dieci anni, mentre i costi si sono abbassati drasticamente.
Secondo Miller, ci sarà un ulteriore calo dei prezzi del 10-15% entro il 2030, favorito da ottimizzazioni nei processi produttivi, espansioni degli impianti e nuove soluzioni chimiche. Tuttavia, la Cina resta dominante, con celle vendute in Europa che costano ancora oltre il 20% in meno rispetto a quelle prodotte localmente.
La domanda di batterie in Europa salirà a 1,6 TWh nel 2035, trainata principalmente dalle auto passeggeri, ma anche da veicoli commerciali e sistemi di accumulo domestico.
Le case automobilistichedevono pianificare oggi i modelli del futuro tenendo conto di questi costi. Un’auto come la ID.1 da 20.000 euro potrebbe avere una versione base da 30 kWh pensata per l’uso urbano, e una superiore da 55 kWh, più redditizia per il costruttore. Aggiungere 25 kWh costerebbe circa 1.250 euro, ma il prezzo di listino potrebbe salire di 3.000-4.000 euro.
Questo è il motivo per cui l’elettrico sta diventando un affare. L’industria automobilistica punta a ottenere margini identici tra elettrico e benzina nel segmento delle piccole. Se questa parità viene raggiunta nella fascia più sensibile al prezzo, i modelli di fascia alta potranno garantire profitti anche maggiori.
Il motivo è semplice: le auto elettriche, anche quelle più potenti, hanno un’architettura molto più semplice rispetto a quelle con motore termico. Niente cambio automatico complicato, turbocompressori, valvole variabili o sistemi di scarico a più stadi.
Ciononostante, una parte dell’industria continua a lamentare una scarsa redditività dell’elettrico. È un atteggiamento che dovrebbe essere rivisto.
Restano delle criticità. Il principale problema è il rischio di dipendenza strategica dalla Cina, anche per celle prodotte in Europa da giganti come CATL o BYD. Se Pechino decidesse di attuare misure drastiche, ad esempio legate a Taiwan, le catene di fornitura potrebbero subire gravi interruzioni. Diversificare è necessario e alcuni Paesi come il Canada offrono già alternative concrete.
Ma il dato fondamentale non cambia: i prezzi delle batterie sono già scesi in modo consistente e continueranno a calare. Una rivoluzione silenziosa, ma inarrestabile.